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FdI difende il presepe a scuola, sanzioni per i presidi che lo vieteranno: la loro reazione dopo il ddl

Il ddl della senatrice FdI sul presepe a scuola crea polemica: la reazione dei presidi che rischiano sanzioni e provvedimento disciplinare

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Luca Bucceri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e della politica, scrive anche di attualità ed economia. Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano e lavorare per importanti testate.

Con un ddl presentato al Senato da Lavinia Mennuni, FdI ha chiesto di tutelare il presepe nelle scuole italiane, minacciando sanzioni a tutti quei presidi lo vieteranno. Una decisione che ha subito sollevato le polemiche dell’opposizione e, su tutti, anche quella dei presidi direttamente interessati nel disegno di legge.

La proposta nel ddl sul presepe di FdI

A fare scoppiare la polemica è stata la proposta di ddl da parte della senatrice di FdI Lavinia Mennuni, che al Senato ha depositato la proposta per blindare il presepe a scuola. “Giù le mani dal presepe nelle scuole” è in sostanza quanto chiede la senatrice, col provvedimento che stabilisce che è vietato “impedire iniziative promosse da genitori, studenti o da competenti organi scolastici per proseguire attività legate alle tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana” come il “presepe, recite e altre manifestazioni”.

L’obiettivo del ddl sarebbe quello di “ricordarne il loro profondo significato di umanità e il rapporto che le lega all’identità nazionale italiana”. Per i trasgressori scatterà “un procedimento disciplinare secondo le norme“.

Nel dettaglio la proposta è costituita da quattro articoli. Nell’articolo 1, come premessa, si legge che “la Repubblica valorizza, preserva e tutela le festività e le tradizioni religiose cristiane quale espressione più autentica e profonda dell’identità del popolo italiano”.

All’articolo 3 si fa invece riferimento all’impegno del ministro dell’Istruzione ad adottare “appropriati provvedimenti” perché venga messo in pratica nelle scuole il divieto (citato nel precedente articolo) a impedire allestimenti o altre iniziative legate a festività cristiane come appunto il presepe.

Il pensiero della senatrice FdI

A difendere a spada tratta la proposta è la prima firmataria Lavinia Mennuni, che ha sottolineato che col ddl “non sarà più possibile cancellare il presepe, il Natale e la Pasqua all’interno degli istituti scolastici italiani di ogni ordine e grado”.

La senatrice, infatti, ha spiegato che “è assolutamente fondamentale salvaguardare e tutelare quelle che sono in fondo le nostre radici culturali che nel presepe hanno un altissimo esempio”.

“Da qualche anno assistiamo ad inaccettabili e imbarazzanti decisioni di alcuni organi scolastici che vietano il presepe nelle scuole o ne modificano l’essenza profonda modificando ad esempio la festa del Natale in improbabili festività dell’inverno per non offendere i credenti di altre religioni” ha infatti spiegato a supporto della sua proposta.

La reazione di politici e presidi

Ma come detto non sono mancate le polemiche. Su tutti a rispondere a Mennuni e alla sua proposta di legge è stata Gianna Fracassi, segretario generale Flc Cgil, che all’ANSA ha ricordato che l’Italia è un Paese laico e che la scuola è laica.

“Operazioni come questa che interferiscono tra l’altro con l’autonomia delle scuole, non sono accettabili. Sosterremo in tutti i modi il principio dell’autonomia scolastica e della laicità della scuola pubblica. Si rileggano la Costituzione” ha ribadito Fracassi.

Attilio Fratta, presidente dell’associazione dei presidi DirigentiScuola, commentando il ddl ha quindi ipotizzato si possa trattare di una “bufala, perché solo così può essere definita“. Poi ha sottolineato: “Siamo di fronte a misure utili solo a distogliere l’attenzione degli italiani dai problemi veri della scuola e del Paese. Evito pertanto di entrare nel merito della proposta a partire dai provvedimenti disciplinari previsti per i dirigenti scolastici che si dovessero opporre, una norma scritta, evidentemente, da chi non conosce la materia”.

Interpellata dall’ANSA, anche Veronica Migani,dirigente scolastica del Cesare Pesenti di Bergamo, istituto professionale dove sono presenti 40 etnie di studenti, ha sottolineato che il ddl pare più una provocazione: “Non c’è un ambiente ostile nelle scuole e la nostra è una scuola multietnica. Esponiamo i nostri simboli senza aver mai ricevuto alcuna obiezione e rispettiamo il Ramadan di alcuni allievi”.

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