Emergenza sanitaria per la sindrome di Guillain-Barré in Perù: causa paralisi, 4 morti e 165 contagiati
Emergenza sanitaria nazionale in Perù per epidemia che paralizza le persone. La sindrome Guillain-Barré ha già colpito 165 persone e ne ha uccise 4
Il governo peruviano ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria nazionale per l’epidemia da sindrome Guillain-Barré. C’è allarme tra le persone per la malattia rara che paralizza fino anche alla morte. Il disturbo neurologico ha colpito già 165 persone e ha provocato almeno 4 decessi.
Cosa sta succedendo in Perù
Il governo del Perù ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria nazionale per la sindrome di Guillain-Barré. Non accadeva dall’epidemia di coronavirus. La richiesta è arrivata in seguito al contagio di almeno 165 persone e il decesso di 4 di queste.
I media locali riportano le motivazioni della decisione: migliorare l’assistenza ai pazienti nelle strutture sanitaria, ma anche e soprattutto rafforzare il controllo dei casi sospetti e preparare il materiale informativo per la popolazione e il personale sanitario. Essenziale in questo caso l’acquisizione di immunoglobuline per il trattamento dei pazienti.
Che cos’è la sindrome Guillain-Barré
La sindrome di Guillain-Barré è una malattia del sistema nervoso. Si tratta di una patologia rara e che si manifesta in modo del tutto improvviso con stanchezza e debolezza muscolare, ma anche perdita di sensibilità e paralisi temporanea.
L’origine della sindrome è ancora sconosciuta, anche se si associa a una condizione post infezione virali o batteriche come il virus Zika (di cui c’è allarme anche in Italia) o l’infezione da Campylobacter. In seguito al vaccino J&J contro il Covid-19 sono stati segnalati casi della sindrome. Al momento, da gennaio a luglio, si è presentata con più frequenza nei soggetti maschi che hanno avuto un’infezione precedente.
Come si cura
Improvvisa e dolorosa, la sindrome di Guillain-Barré viene trattata in ospedale con la somministrazione di immunoglobuline (soluzione ricca di anticorpi) in via endovenosa per un tempo minimo di 5 giorni. Il trattamento è ancora sperimentale, considerando che si conosce poco anche dell’origine stessa della malattia.
Se le immunoglobuline non risultano efficaci si passa al filtraggio delle sostanze tossiche del sangue (piastrinoaferesi, ovvero donazione di piastrine). Nei casi più gravi si arriva alla sostituzione di una grande quantità di sangue. Non ci sono altri farmaci conosciuti e la ricerca non è concentrata e prevenire o contrastare la sindrome.