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CRONACA NERA

È morto Vittorio Vallarino Gancia: addio al re degli spumanti, aveva 90 anni

L'imprenditore astigiano è stato alla guida dell'azienda di famiglia fino al 1996, poi la presidenza onoraria

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Luca Bucceri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e della politica, scrive anche di attualità ed economia. Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano e lavorare per importanti testate.

Lutto nel mondo dell’imprenditoria e del settore vitivinicolo italiano per la morte di Vittorio Vallarino Gancia, il re degli spumanti. L’uomo, che da poco aveva compiuto 90 anni, è deceduto nella sua casa di Asti circondato dalla famiglia e dall’amore della moglie Rosalba.

Addio a Gancia, il re degli spumanti

Erede della nota famiglia di imprenditori vitivinicoli, Gancia è stato uno dei protagonisti assoluti dell’industria italiana e per decenni ha guidato la storica casa di vini e spumanti che portava il suo nome.

L’azienda era stata fondata nel 1850 dal bisnonno e Vittorio Vallarino Gancia per decenni ne è stato a capo riuscendo a portarla ai massimi storici facendola conoscere in giro per il mondo. Guida unica fino al 1996, da anni ormai  Gancia era presidente onorario dell’azienda di Canelli.

Tra le sue ultime intuizioni il lancio, nel 2020, in occasione dei 170 anni della società, di uno speciale Alta Langa invecchiato 170 mesi.

Gancia e il sequestro delle Brigate Rosse

Il nome di Vittorio Vallarino Gancia, oltre al suo spessore imprenditoriale, è legato anche a un tragico episodio di cronaca. Il 5 giugno 1975, infatti, l’imprenditore venne sequestrato a scopo di estorsione dalle Brigate Rosse tra Canelli ed Acqui, nell’Alessandrino.

L’allora 43enne venne liberato il giorno successivo, ma nel sequestro furono coinvolte in una sparatoria diverse persone con un carabinieri e una brigatista che rimasero uccisi  alla cascina Spiotta di Melazzo. Una vicenda drammatica che vide perire il carabiniere Giovanni D’Alfonso e Mara Cagol, la brigatista fra i componenti del nucleo storico dell’organizzazione terroristica, moglie di Renato Curcio.

Proprio qualche settimana fa, 47 anni dopo l’episodio, il caso è stato riaperto e sono stati interrogati a Milano alcuni ex appartenenti alle Brigate Rosse per cercare di capire chi partecipò a quello che è passato alla storia come il primo sequestro di persona a scopo di autofinanziamento operato dalle Brigate rosse.

Fonte foto: Ansa

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