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Dvornikov e Mizintsev, i generali spietati di Putin impegnati in Ucraina: uno è il "macellaio di Mariupol"

L’offensiva russa si concentra a sud, dove operano i due alti ufficiali, uno dei quali è considerato "il macellaio di Mariupol"

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Insieme a una nuova strategia di attacco concentrata nel sud est dell’Ucraina, era atteso anche un cambio della guardia ai vertici di quella che tuttora è definita una “operazione speciale militare” russa. A capo delle forze di Mosca, infatti, è arrivato Alexander Dvornikov, alto generale che guida il Distretto militare del Sud e che ora ha in mano le redini dell’offensiva nel Donbass. Ma con lui c’è anche un’altra figura di spicco, a cui guarda l’intelligence di mezzo mondo: Mikhail Mizintsev, anch’egli generale e in particolare l’uomo a cui è affidato l’assedio di una città simbolo come Mariupol, tanto da esserne stato soprannominato il “macellaio”. Ecco chi sono.

Putin e i suoi generali: chi è Alexander Dvornikov

Dvornikov ha sessant’anni ed è descritto dagli analisti come un generale della “vecchia scuola”. È al comando del Distretto militare del Sud, ossia proprio la regione sulla quale ora si concentra quella che dovrebbe essere l’offensiva finale russa. Non a caso il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha parlato di “settimana cruciale per l’Ucraina”. Il Cremlino punta a Dvornikov per ottenere una vittoria finora inseguita senza successo.

Lui che è stato a capo delle forze russe in Siria, tra settembre 2015 e giugno 2016. È sotto il suo comando che sono state compiute oltre 9.000 missioni e sono state conquistate circa 400 roccaforti, tra le quali Palmira, Aleppo e Idlib.

Alexander Dvornikov: dalla Cecenia all’Ucraina, cosa dicono di lui

Gli aneddoti sul generale si sprecano. Per esempio, la sua insegnante di Storia della Scuola Militare “Ussuri Suvorov” lo ricorda come uno studente che studiava “il triplo degli altri” e che era stato “membro della squadra della scuola di tiro, è stato un ottimo nuotatore e sciatore, e ha sempre difeso i suoi amici”.

Lo si può immaginare come pronto a soccorrere i compagni, quindi, anche se di lui si dice sia anche blood and soil nationalist, un nazionalista “nel sangue e sul terreno”.

Il primo comando del generale Aleksandr Dvornikov risale a ben 40 anni fa, quando appena 20enne ha guidato il suo primo plotone. Poi l’impegno in Cecenia, mentre dell’importanza dei territori al confine con la Russia fin dal 2016 diceva: “Abbiamo una nostra presenza al di fuori della Federazione Russa, alla quale attribuiamo un ruolo molto importante per la stabilità nella direzione strategica sudoccidentale – intendo le basi militari situate in Armenia, Abkhazia e Ossezia meridionale. Naturalmente, sono anche costantemente pronte al combattimento, in grado di svolgere la loro missione in qualsiasi momento”.

Ora le sorti delle battaglie nel sud dell’Ucraina sono nelle sue mani, anche se c’è un altro uomo il cui peso non può essere sottovalutato.

Il generale russo Mikhail Mizintsev

Putin e i suoi generali: chi è Mikhail Mizintsev

Mikhail Mizintsev è il generale che ricopre la posizione di secondo uomo più alto in grado all’interno delle Forze armate russe. È considerato così vicino al presidente russo, da essere finito nel mirino delle sanzioni occidentali. Il suo nome, infatti, figura nella lista delle persone e aziende colpite dalle misure, insieme a Gazprom-Media, Sputnik International Broadcasting e all’emittente Rt, per il suo peso anche a livello di immagine e comunicazione. Ma soprattutto è considerato l’artefice delle stragi a Mariupol.

Mikhail Mizintsev: perché sarebbe il “macellaio di Mariupol”

Pressoché coetaneo di Dvornikov (ha 59 anni), originario della regione di Vologda, ha una profonda conoscenza dell’Ucraina. Dopo la scuola militare “Suvorov” di Tver, infatti, ha proseguito con quella di Comando combinato di armi di Kiev, terminandola nel 1984.

A quell’epoca le sue doti tattiche sarebbero state notate dal generale Valery Gerasimov, ex Capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe nonché teorizzatore della dottrina che porta il suo nome e che prevede la possibilità di “guerre ibride”, condotte non solo con armi convenzionali e sul campo, ma anche – per esempio – a livello comunicativo e di informazione. Dal 2011 la sua carriera ha registrato una serie di passi importanti: prima con alcune missioni in Caucaso, poi con la guida del National Defense Control Center (NDCC), il Centro nazionale di comando della Difesa.

Il suo nome finora era molto noto soprattutto in ambito militare e tra gli esperti di questioni russe, mentre da qualche settimana ha iniziato ad essere conosciuto in quanto collegato all’assedio a Mariupol, che è affidato alle due mani.

È stato lui, infatti, a lanciare l’ultimatum alla città nel sud dell’Ucraina, esortando: “Deponete le armi. A tutti coloro che lo faranno sarà garantito un passaggio sicuro fuori dalla città. Le autorità cittadine hanno l’occasione di prendere una decisione e schierarsi con la gente. In caso contrario, il tribunale militare che li attende sarà solo una piccola parte di ciò che si meritano per i terribili crimini commessi che la parte russa sta documentando con attenzione”. Le cronache hanno poi narrato degli attacchi e delle distruzioni alla città, compreso quello al teatro.

Da qui il sospetto, che pare più che fondato, che dietro la ferocia dell’offensiva, tanto che Anton Gerashchenko, consigliere del capo del ministero dell’Intero ucraino, ha fatto il nome di Mizintsev alla Corte penale internazionale dell’Aia, ritenendo che si sia macchiato di crimini di guerra.

Fonte foto: ANSA

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