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Don Luca Favarin lascia la Chiesa: chi è il prete pro coppie gay che era stato sospeso a divinis sancita

È arrivato l'addio definitivo alla Chiesa di Don Luca Favarin, prete degli ultimi e pro coppie gay: a dicembre era stato sospeso

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Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

Si è conclusa la storia tra Don Luca Favarin e la Chiesa Cattolica: il non più prete di Padova era già stato sospeso lo scorso dicembre e ha deciso di rinunciare alla tonaca per sempre, tornando a essere un normale cittadino. Le sue posizioni avevano fatto molto discutere.

L’annuncio su Facebook dell’ex prete Luca Favarin

È arrivata con un post su Facebook la notizia che Luca Favrin, considerato sacerdote dei poveri e degli emarginati, non sarà più un sacerdote. L’ha condivisa lui stesso, rendendo nota la comunicazione ufficiale che dopo 25 anni mette fine alla sua vita da prete.

Non ho proprio nulla di cui vergognarmi – ha scritto nel post, accanto alla foto in cui posa insieme alla lettera che contiene la Dispensatio ad oneribus Ordinationi conexis – Sono profondamente orgoglioso di quello che sto/stiamo facendo e di come esattamente lo facciamo”.

Non nasconde la ferita: “Ancora per un pochino ogni volta che guarderò una chiesa mi ricorderò di ciò che mi è stato detto: ‘Quello che tu fai non c’entra niente con noi non c’entra niente con la chiesa’. Così saprò ogni volta da che parte girarmi, dove sta la gente”.

Perché era stato sospeso a divinis sancita a dicembre 2022

Il suo nome circola da parecchio tempo, per via delle sue posizioni giudicate – per certi versi paradossalmente – lontane da quella della Chiesa. A favore delle coppie omosessuali e fine vita, vicinissimo a migranti, minorenni tunisini sfruttati dalla malavita e in generale agli ultimi, a dicembre 2022 era stato sospeso.

Non ha più potuto celebrare l’Eucarestia né impartire altri sacramenti nella sua diocesi, ma non ha mai fatto un passo indietro: “Non ho alcuna intenzione di dire in Chiesa ‘cacciamo gli omosessuali’ – aveva detto in un’intervista al Corriere – Credo nel diritto di amarsi e vedere pubblicamente riconosciuto il proprio amore anche per le persone dello stesso sesso, credo fermamente in una legge sul diritto del fine vita”.

Nel post che circola in rete in queste ore, ha rincarato la dose: Me ne vado perché quello che faccio è solo quello che io ho capito del vangelo e della vita. Sbaglio? Pazienza..  Perseverò nella mia strada ostinato”.

L’attacco alla Chiesa nel post d’addio alla tonaca

Nel suo messaggio, Luca Favarin ha puntato chiaramente il dito contro l’ambiente clericale che ha servito per 25 anni: “Non voglio avere nulla a che fare con chi, senza essere mai venuto a conoscere e capire, giudica le cose che facciamo come attività imprenditoriali”.

E ancora: “Tutto questo in Italia si chiamerebbe mobbing e diffamazione“. Da qui la decisione di dire addio e cambiare vita: “Magari poi chissà un giorno avrò pure voglia di un figlio accanto ai tanti arrivati dal mare” ha scritto.

In passato, aveva fatto notizia anche per posizioni scomode e altisonanti circa l’esposizione della salma del Papa e per il modo in cui la Chiesa affronta il tema dei migranti. Da vent’anni, invece, l’ex prete lavora nell’accoglienza, nell’inserimento sociale e lavorativo attraverso la rete rete comprensiva del “Villaggio Kidane” e di altre realtà radicate nel territorio padovano.

Fonte foto: iStock - Facebook

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