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Delitto di Arce, i giudici nella sentenza: "Nel delitto di Serena Mollicone coinvolti altri soggetti"

Nelle motivazioni i giudici evidenziano elementi che dimostrano il coinvolgimento di soggetti terzi nel delitto di Serena Mollicone

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

I giudici della corte d’Assise di Cassino aprono nuovi scenari nelle motivazioni dell’assoluzione degli imputati. Lo scorso luglio il maresciallo Franco Mottola, suo figlio Marco e la moglie Anna Maria sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Nella stessa decisione sono stati assolti, perché il fatto non sussiste, anche il vicemaresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano.

Nuovi scenari sul delitto di Serena Mollicone

Ma nel dispositivo di assoluzione, che riporta le motivazioni, i magistrati aprono nuovi possibili scenari di indagine per arrivare al colpevole (o ai colpevoli) dell’uccisione di Serena Mollicone.

La 18enne era stata uccisa ad Arce, in provincia di Frosinone, il primo giugno del 2001. Un delitto che ha avuto un grande risalto mediatico, ma che finora è rimasto irrisolto.

I giudici: soggetti terzi coinvolti nel delitto di Serena Mollicone

Secondo i giudici della corte d’Assise di Cassino ci sono elementi per individuare in altri soggetti i colpevoli e per ricostruire diversamente la dinamica dell’omicidio. I giudici parlano di “soggetti terzi che sono rimasti ignoti” nonostante dal dibattimento siano emersi “consistenti e gravi elementi indiziari”.

Tra questi elementi i magistrati, in particolare, segnalano il rinvenimento di impronte dattiloscopiche all’interno dei nastri adesivi che teneva insieme le mani e le gambe di Serena.

Tali impronte, che non appartengono agli imputati assolti in primo grado, secondo i giudici sono utili all’identificazione dei responsabili. Inoltre, su un’impronta è stato rinvenuto “un profilo genetico misto con contribuente maschile, di cui è stata esclusa la paternità degli imputati”.

Gli imputati dopo l’assoluzione dello scorso luglio

Il polish sugli indumenti fa pensare a un legame con ambienti dell’edilizia

L’altro elemento potenzialmente utile a ricostruire il delitto e risalire ai responsabili è il rinvenimento, sui pantaloni e sugli scarponcini di Serena Mollicone, di tracce di lantanio e cerio, elementi presenti nel polish usato nel settore edilizio.

Altro elemento non riconducibile agli imputati e che, quindi, ha indotto i giudici a escludere l’esistenza di “un quadro indiziario consistente, univoco e convergente che consenta di ritenere provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in concorso del delitto da parte degli imputati”.

La mancanza di segni sulla porta della presunta testata

Infine, i magistrati sottolineano come non siano state trovate tracce, in base alle perizie, che confermino il racconto di Santino Tuzi (brigadiere morto suicida) sulla porta contro la quale sarebbe stata sbattuta la testa di Serena Mollicone. Un episodio che, secondo la versione di Tuzi, sarebbe accaduto all’interno della caserma.

Fonte foto: ANSA

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