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Dati inflazione Usa, il carovita frena a luglio: perché è una buona notizia per mutui e prestiti

I dati sull'inflazione Usa segnano un rallentamento che potrebbe influenzare positivamente la stretta monetaria e i mutui bancari

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

I dati sull’inflazione Usa del mese di luglio erano molto attesi sui mercati di tutto il mondo. Finalmente, dopo mesi di rialzi e record che non si vedevano dal 1981, l’inflazione americana ha leggermente frenato. La crescita dei prezzi al consumo è stata dell’8,5% rispetto a luglio 2021, mentre rispetto al mese di giugno 2022 l’inflazione è rimasta invariata.

Dati inflazione Usa, primo rallentamento dopo mesi

Un rallentamento accolto con sollievo dai mercati finanziari, come dimostra l’andamento della Borsa americana, partita immediatamente con rialzi molto sostenuti. Stessa cosa è accaduto alle Borse europee, partite in rosso per poi girare con il segno più e chiudere in positivo.

Ma per quale motivo l’inflazione Usa è così importante anche per gli altri Paesi? La ragione è semplice: l’economia americana è la più importante del mondo e per questo motivo tutto ciò che accade negli Usa è in grado di influenzare i mercati degli altri Paesi.

Perché l’inflazione Usa in frenata è una buona notizia

Andando più nel dettaglio, il sospiro di sollievo tirato dalle Borse globali è dovuto all’influenza che il dato sull’inflazione Usa ha sulla Federal Reserve, l’equivalente americano della nostra Banca centrale europea (Bce).

Per contrastare l’inflazione mai così alta le banche centrali hanno un’unica arma: alzare i tassi d’interesse in modo da far aumentare il costo del denaro e raffreddare i prezzi dei beni.

Detto in altre parole: l’idea è rendere meno convenienti prestiti e mutui allo scopo di far circolare meno denaro. Ed è proprio quello che la Federal Reserve ha cominciato a fare qualche mese fa.

La sede della Federal Reserve, la banca centrale americana

Federal Reserve, Bce e mutui: cosa c’entra l’inflazione Usa

Cosa c’entrano le scelte della Federal Reserve con l’economia europea e italiana? È presto detto. Storicamente il ciclo economico americano, ovvero l’andamento dell’economia, è in anticipo di almeno qualche mese su quello europeo. Ciò che è successo prima negli Usa molto probabilmente accadrà qualche tempo dopo in Europa. Lo stesso vale per le scelte della banca centrale. Non a caso la Bce ha cominciato con un paio di mesi di ritardo ad alzare i tassi d’interesse per contrastare l’inflazione.

Inflazione che rallenta, cosa può succedere ora

Per questo motivo un’inflazione che frena negli Usa è una buona notizia anche per l’economia europea perché significa che, anche se non a breve, la Bce dovrà frenare sull’aumento dei tassi rendendo più economico prendere denaro in prestito.

Come noto, infatti, i tassi di prestiti e mutui sono legati a indici come l’Euribor e l’Eurirs. Questi indici, anche se indirettamente, dipendono dai tassi fissati dalla Banca centrale europea.

Fonte foto: 123RF

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