Covid, quali i sintomi sull'apparato gastrointestinale: lo studio
Un articolo delle scuole di radiologia di Pisa e di Napoli sottolinea l'impatto del Covid-19 su organi addominali e gastrointestinali
Organi addominali e apparato gastrointestinale rientrano tra le parti del corpo che possono sviluppare sintomi legati al Covid-19. Lo conferma un articolo di revisione sulle conseguenze dell’infezione da Sars-CoV-2 pubblicato sul ‘World Journal of Gastroenterology’, in collaborazione tra le scuole radiologiche di Pisa e Napoli. Lo riporta Adnkronos.
Covid, le conseguenze su organi addominale e sull’apparato gastrointestinale: la ricerca
Dalla pubblicazione emerge, infatti, come, oltre a colpire il sistema vascolare e i polmoni, causando nei casi più gravi una severa insufficienza respiratoria, principale causa di morte tra i pazienti, il Covid-19 può provocare effetti anche sul il tratto gastrointestinale, il sistema epatobiliare, il pancreas, l’apparato urinario e la milza.
Per rilevare questi sintomi, secondo i ricercatori “nei pazienti che presentino sintomatologia addominale e gastrointestinale gli esami radiologici più indicati sono la tomografia computerizzata con acquisizione multifasica, e parzialmente anche l’ecografia.”
“Sebbene infatti il virus non determini segni radiologici specifici nel distretto addominale e gastrointestinale, il contributo offerto dalla diagnostica per immagini può aiutare il clinico nella diagnosi, nella stima di gravità e nella prognosi della malattia” sottolineano ancora gli autori dello studio.
Covid, le conseguenze su organi addominale e sull’apparato gastrointestinale: quali sono i sintomi
Nella ricerca si legge come le manifestazioni maggiori del Covid-19 negli organi della zona addominale siano l’ispessimento della parete intestinale, talvolta associato a iperemia e ispessimento mesenterico, e la distensione fluida del grosso intestino.
I sintomi più evidenti dal punto di vista radiologico sono la steatosi epatica, il fango e la litiasi biliare. Durante il decorso della malattia inoltre la milza può aumentare di dimensioni, tramite splenomegalia, o può portare, si legge nello studio, a “infarti splenici solitari o multifocali con classica morfologia cuneiforme o anche arrotondata, a profili irregolari o lisci (edm).”
In circostanze meno frequenti si possono presentare segni di ischemia o pneumatosi intestinale e ancora più raramente pancreatite acuta edematosa, l’infarto renale e il danno renale acuto da necrosi tubulare acuta.
L’articolo è a firma di Piero Boraschi, medico radiologo dell’Unità operativa di Radiodiagnostica 2 dell’azienda ospedaliero-universitaria pisana, coadiuvato da Francescamaria Donati della stessa struttura, da Stefania Romano (Unità operativa di Radiologia dell’ospedale di Pozzuoli, Napoli) e da Luigi Giugliano e Giuseppe Mercogliano (specializzandi dell’Università di Napoli Federico II