Covid, in arrivo nuovo test per le varianti: risultati in due ore
L'epidemiologo Massimo Ciccozzi annuncia l'arrivo di nuovi test rapidi per individuare le varianti
La prevalenza delle varianti del coronavirus nella diffusione dei contagi sta diventando sempre più un fattore di rischio. L’Istituto superiore di sanità ha accertato dai primi dati a disposizione che il ceppo inglese sarebbe già diffuso in circa il 18% dei casi in Italia, con una contagiosità superiore di quasi il 50% rispetto alla versione originaria del Sars-CoV-2. Diventa quindi sempre più importante tracciare in tempo la trasmissione del virus e a tale scopo sono allo studio nuovi test adattati alle mutazioni.
Ad annunciare l’arrivo di un test rapido aggiornato sulle varianti è l’epidemiologo molecolare dell’Università Campus Biomedico di Roma Massimo Ciccozzi.
“Da metà marzo un test veloce potrà essere utilizzato nei laboratori per verificare, sulle persone già individuate come positive al Covid, se sono state contagiate da una delle tre varianti più in circolazione: quella inglese, la brasiliana e la sudafricana”, ha spiegato il professore, riportato da Tgcom24.
“Si tratta – ha aggiunto Ciccozzi – di un test molecolare sul genoma cui sarà possibile individuare in 2 ore circa se una persona è colpita da una variante. Sulla base del risultato ottenuto poi il campione deve essere sequenziato per capire quale variante sia. In questo modo si potrà avere la prevalenza delle varianti che circolano”.
L’epidemiologo ha sottolineato che tutti i casi di varianti riscontrati in Italia sarebbero da ricondurre a persone che erano di ritorno da viaggi. Come ricorda Tgcom24, manca al momento una struttura nel nostro Paese che si occupi di sequenziare le varianti del Sars-CoV-2 “ma si sta lavorando per creare un centro anche in Italia”, sottolinea il virologo Carlo Perno, direttore dell’Unità di microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
“Le mutazioni del coronavirus sono migliaia ma sono solo tre le varianti che contano: quella Gb, la sudafricana e la brasiliana – ha spiegato Perno. I virus generano varianti e in questo caso, tutto sommato, accade in modo contenuto, a differenza di altri virus come quello dell’epatite C e dell’Hiv. L’obiettivo deve essere la riduzione delle produzioni di nuove varianti, riducendo la diffusione del virus”.