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Coronavirus, le novità su sintomi e diagnosi. Quando allarmarsi

I sintomi più comuni e accertati dell'infezione da coronavirus. Le tre tappe per la diagnosi

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il Journal of the American Medical Association (Jama) fa il punto sistematico sui sintomi e sulla diagnosi del coronavirus.  La ricerca è stata coordinata dall’Università di Wuhan, la città dove è esplosa l’infezione ed è stata condotta su 138 pazienti ricoverati nell’ospedale Zhongnan. “È il primo studio comprensivo che descrive in dettaglio i sintomi”, ha commentato Andrea Crisanti, ordinario di Malattie infettive dell’Università di Padova.

Coronavirus, i sintomi aggiornati

Febbre e congiuntivite sono i sintomi più comuni e accertati dell’infezione da coronavirus. Sintomi tipici delle malattie respiratorie come raffreddore e tosse possono comparire in un secondo momento

“La congiuntivite e l’arrossamento degli occhi è una manifestazione collaterale, ma abbastanza comune”, ha detto ancora l’esperto. La ricerca pubblicata su Jama indica che la febbre è il sintomo più comune, rilevato in 136 dei 138 pazienti analizzati, pari al 98,6%); il senso di affaticamento è stato rilevato in 96 pazienti (69,6%). Meno frequente la tosse secca, presente in 82 pazienti (59,4%), seguita da dolori muscolari (48 pazienti, pari al 34,8%) e affanno (43 pazienti, pari al 31,2%). Molto meno frequenti sono invece mal di testa, capogiro, dolori addominali, diarrea, nausea e vomito.

“I dati suggeriscono che è avvenuta una rapida trasmissione dell’infezione da uomo a uomo”, osservano gli autori della ricerca, dalla quale emerge che il tasso di trasmissione è pari a 2,2, vale a dire che ogni persona con l’infezione da coronavirus può contagiarne altre due.

Coronavirus, la diagnosi

Termometro, tampone faringeo e test per estrarre il materiale genetico del virus: sono queste le tre tappe sulle quali si basa la diagnosi dell’infezione da coronavirus. “Il tampone è soltanto un metodo per prelevare il materiale biologico”, spiega Andrea Crisanti.

Il muco prelevato per mezzo del tampone viene quindi analizzato per estrarre il materiale genetico del coronavirus. Se nessuna traccia del virus viene rilevata il test è negativo, ma va comunque ripetuto. “Una sola risposta negativa – rileva Crisanti – non è sufficiente”.

Nello stesso campione si cercano inoltre tracce di altri virus, come quelli responsabili dell’influenza stagionale. “Questo passaggio è necessario perché i sintomi dell’infezione da coronavirus sono aspecifici”: sono molto simili, per esempio, a quelli della comune influenza e i test devono poter scartare ogni ipotesi. Nel caso in cui il test riveli la presenza di materiale genetico del coronavirus si utilizzano sonde molecolari per riuscire a moltiplicarlo e ad analizzarlo.

Fonte foto: ANSA
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