Coronavirus, italiani a Wuhan: annuncio del ministero sul rientro
Il rimpatrio degli italiani attualmente a Wuhan è previsto entro 72 ore
Prosegue l’allerta massima per l’epidemia da coronavirus, il virus sviluppatosi nella città cinese di Wuhan. Cresce l’attesa anche per gli italiani presenti sul suolo asiatico che, da giorni, sperano di tornare quanto prima in Italia. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha dichiarato a ‘Radio Radio’ che “stiamo lavorando per essere pronti al rimpatrio entro 48/72 ore. Saranno una cinquantina gli italiani che torneranno in Italia”.
Ancora Sileri: “L’ipotesi di lavoro è quella di un atterraggio a due giorni da oggi di un aereo civile sotto l’egida militare. Stiamo valutando dove far proseguire la quarantena che certamente ci sarà, limitata ad un quindicina di giorni, che è il periodo d’incubazione del virus”.
Il ministro della Salute Roberto Speranza, durante la registrazione di una puntata di ‘Porta a Porta’, ha affermato: “Stiamo lavorando perché un volo parta domani e provi a raccogliere i 60 italiani che vivono lì e chiedono di poter rientrare da Wuhan”.
Speranza ha aggiunto: “La situazione è molto seria e non può essere sottovalutata. Bisogna tenere alta l’attenzione ma non bisogna fare allarmismo. Ho chiesto una riunione urgente dei ministri europei perché anche gli altri paesi facciano altrettanto, ma stiamo parlando di nove casi in tutta Europa, non bisogna fare allarmismo”.
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, aveva detto che i nostri connazionali non saranno messi automaticamente in quarantena, ma sarà valutata la situazione caso per caso.
Queste le sue parole riportate da ‘Ansa’: “Neppure gli Usa lo fanno, le autorità decideranno qual è la forma migliore di sorveglianza, che non sarà necessariamente una quarantena. Credo che nessuno pensi di ospedalizzare persone che stanno bene”.
L’organizzazione e la gestione degli italiani in arrivo da Wuhan è particolarmente complessa poiché le autorità dovranno trovare una struttura, non necessariamente nella Capitale, dove le persone possano trascorrere due settimane in una situazione di serenità e comfort.
Nel centro, forse una caserma, sarà servito ovviamente anche il cibo ma è escluso, chiariscono gli esperti, che le persone possano condividere i pasti: in quel caso infatti dovrebbero togliersi la mascherina interrompendo così l’isolamento e mettendo a rischio l’intera procedura di sorveglianza.
Gli italiani, anche se sani, provengono comunque da una zona sottoposta a quarantena e i protocolli internazionali escludono contatti pericolosi. L’ipotesi che la task-force del Ministero della Salute possa optare infine proprio per un edificio militare, sembrerebbe escludere almeno per il momento l’eventualità che ognuno degli italiani evacuati faccia rientro a casa propria.
Sarebbe infatti particolarmente difficoltosa la sorveglianza sanitaria quotidiana con i controlli delle Asl a domicilio. Non solo: allestire l’isolamento in case private dove vivono anche persone anziane o bambini risulterebbe decisamente un’operazione complessa.
Il ministero della Salute ha fatto sapere che gli eventuali pazienti a cui dovesse essere diagnosticato il virus 2019-nCoV saranno ricoverati nel reparto di malattie infettive dell’ospedale della regione dove si trovano. Secondo quanto si apprende è infatti pronta la procedura del Ministero della Salute nella quale il paziente sarà trasferito allo Spallanzani di Roma o al Sacco di Milano solo nel caso in cui si dovesse aggravare. In sede di task-force, è stato confermato che in ogni regione esiste una struttura con un reparto di malattie infettive.
Wuhan, alcuni italiani resteranno in Cina
Alcuni degli italiani che si trovano a Wuhan potrebbero decidere di non lasciare la città per motivi “familiari o personali”. Si tratterebbe di 3-4 casi che non sarebbero intenzionati a prendere il volo che domani mattina partirà dall’Italia per consentire il rientro dei connazionali che si trovano nella città focolaio del coronavirus. Dalla comunità italiana nella città cinese hanno fatto sapere che sarà mantenuto il massimo riserbo sulla loro identità.
“Desiderano mantenere l’anonimato per rispetto istituzionale, non avendo ancora comunicato la loro decisione all’ambasciata d’Italia a Pechino, in stretto contatto da giorni con i connazionali rimasti intrappolati nell’isolamento della città disposto dalle autorità cinesi per contenere la diffusione del nuovo e letale coronavirus. Alcuni tra loro stanno valutando in queste ore la decisione, legata anche a ragioni professionali o familiari” hanno sottolineato fonti della comunità italiana a Wuhan.