Coronavirus, uno studio: in Italia epidemia ancora all'inizio
Il professor Marinari: "Scenario simile alla Corea del Sud, casi raddoppiano ogni due giorni e mezzo"
“In Italia l’epidemia di Covid-19 è ancora in fase iniziale, con un andamento esponenziale: c’è un raddoppio dei casi ogni 2 giorni e mezzo e lo scenario, tra infettati, ricoveri e casi clinici gravi è simile a quello della Corea del Sud“. Queste le parole di Enzo Marinari, riprese dall’Adnkronos. Il professore del dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma, insieme a Enrico Bucci della Temple University di Filadelfia, firma un’analisi sulla situazione italiana.
Marinari sottolinea come lo studio sia stato realizzato partendo dai dati comunicati dalla Protezione civile relativi al numero delle vittime e dei pazienti in terapia intensiva a partire dal 24 febbraio. Evidente l’aumento esponenziale dei casi. Secondo i ricercatori si è superato “in 10 giorni il numero di mille soggetti trovati infetti“.
Questo potrebbe causare un problema nei reparti di terapia intensiva. Marinari e Bucci spiegano infatti che “il numero di posti letto richiesti crescerà rapidamente nella prima settimana di marzo, configurando una situazione di crisi per le strutture sanitarie del territorio”.
Secondo i due, “i primi casi gravi dovrebbero essere emersi in una data prossima al 10 febbraio“. Stando ai dati, il contagio dovrebbe essere iniziato non più tardi della prima metà di gennaio.
Dal punto di vista sanitario, però, Marinari ribadisce come non si sia davanti a “un pericolo forte per la vita delle persone, ma il rischio è che in pochi giorni si blocchino le sale di rianimazione del Ssn: che succederà a tutti i pazienti che ne hanno bisogno, non solo quelli il coronavirus?”.
Soprattutto se si considera che “contrariamente a quanto ventilato in qualche sede, l’epidemia in corso è ancora nella sua fase iniziale. Pertanto, lungi dall’abbandonare le misure di mitigazione necessarie, in questo momento è più che mai opportuno proseguire”.
Per Marinari e Bucci, soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e in grandi città come Milano, si deve “diminuire la frequenza di tutti i contatti involontari con un gran numero di estranei”. Ma anche “evitare conferenze e incontri affollati”, vincendo per esempio le resistenze allo smart working.
Giusto, pertanto, continuare a tenere chiuse le scuole e le università. “Sebbene queste misure non possano, alla lunga, impedire la diffusione del contagio, possono ovviamente abbattere il numero di nuovi contagi giornalieri, dando modo di non sovraccaricare il sistema sanitario di pazienti anche gravi”.