Coronavirus in tutta Europa, l'Oms: "Rischio pandemia è reale"
Per l'Oms non si può ancora parlare di pandemia anche se il virus è ormai in tutta Europa
Sul dichiarare l’epidemia di coronavirus una vera e propria pandemia, l’Oms è sempre stata molto cauta. Come riporta l’Ansa, per l’Organizzazione mondiale della Sanità non si tratta ancora di pandemia ma “la minaccia” che lo diventi “è molto reale“, con oltre 110mila casi e oltre 4000 vittime in tutto il mondo.
Coronavirus, contagi in tutta Europa
Il coronavirus è però diventato, a tutti gli effetti, una problematica europea. Le persone infettate in tutto il continente sono oltre 15mila, mentre i morti hanno superato quota 500, di cui la maggior parte in Italia. Numeri che fanno crescere l’allarme a Bruxelles e incoraggiare un coordinamento dei 27 per unire gli sforzi.
In Cina e in Corea del Sud si registra giorno dopo giorno una parabola discendente sui casi e i contagi, ma nell’Ue non si è nemmeno arrivati al picco.
L’Italia è il Paese più colpito, ma il contagio è arrivato ovunque: in un solo giorno sono quasi raddoppiati i casi in Spagna arrivando a più di 1000 (28 i morti), così come hanno sfondato quota 1000 in Germania che registra le prime due vittime in Nordreno-Westfalia.
In Francia i casi hanno superato quota 1400 e i morti sono 25, di cui uno in Corsica. In Grecia sono 84 i contagiati e desta preoccupazione il primo caso registrato sull’isola di Lesbo, già sovraffollata dalla crisi dei migranti.
I contagi aumentano anche alle porte dell’Ue: restano nell’ordine delle centinaia in Gran Bretagna (319 casi e 5
morti), ma Londra prevede un aggravamento nei prossimi 10-14 giorni e si prepara a imporre l’auto-isolamento a chiunque abbia sintomi anche leggeri di influenza.
Si registrano i primi due casi anche in Albania: un padre e un figlio rientrati da un viaggio a Firenze. Il premier Edi Rama ha immediatamente preso misure gravi come sospendere aerei e navi con l’Italia e chiudere le scuole per due settimane.
Coronavirus, la situazione nel mondo
In base ai dati della Johns Hopkins University, l’Iran resta il quarto Paese più colpito: i casi sono 7.161 mentre il bilancio delle vittime è salito a 237. L’ayatollah Ali Khamenei ha annullato il suo discorso per il Nuovo Anno persiano, che quest’anno cade il 20 marzo e che si tiene tradizionalmente a Machhad. Intanto per cercare di contenere la diffusione del virus nelle carceri le autorità hanno rilasciato con permessi “temporanei” 70mila detenuti.
Solo la vicina Turchia rivendica ancora di non aver registrato alcun caso grazie al fatto di aver preso misure “in tempo”, mentre Israele (che conta 39 casi) ha deciso di imporre la quarantena a chiunque arrivi dall’estero, senza più discriminazioni tra zone più o meno a rischio.
Hanno toccato poi quota 500 i casi di contagio in Usa, 21 i morti. Ma mentre il presidente Donald Trump continua a minimizzare i rischi legati al virus twittando che “l’anno scorso 37 mila americani sono morti per la comune influenza”, il resto dell’amministrazione cerca di correre ai ripari invitando gli anziani a fare scorte di spesa e a prepararsi a rimanere a casa a lungo, e tutti a evitare di imbarcarsi sulle navi da crociera.