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Cori razzisti durante Romania-Kosovo inneggianti la Serbia, ospiti lasciano il campo per protesta: è bufera

Durante la partita Romania-Kosovo disputata a Bucarest alcuni ultras hanno cantato inneggiando alla Serbia. I giocatori kosovari hanno lasciato il campo

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Tensione alle stelle allo stadio di Bucarest per la partita di Nations League tra Romania e Kosovo: a pochi minuti dalla fine del match, alcuni tifosi della squadra di casa hanno preso a intonare cori pro Serbia: “Il Kosovo è Serbia”. Dopo alcuni istanti di sorpresa e incredulità, i giocatori ospiti hanno deciso di lasciare il campo per protesta.

Cori pro Serbia nella partita Romania-Kosovo

Il risultato della partita era di 0-0 quando è avvenuto l’incidente. I video che immortalano il tutto hanno immediatamente fatto il giro dei social.

Alcuni fotogrammi mostrano inoltre delle bandiere serbe tra gli spalti, a ulteriore provocazione dei giocatori del Kosovo.

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I giocatori ospiti sono tornati negli spogliatori, dopo tensioni e un principio di rissa in campo con gli avversari.

Il caso precedente

Quanto avvenuto nella serata di venerdì 15 novembre non è un caso isolato. Due mesi prima la partita fra le stesse squadre per il sesto turno delle qualificazioni a Euro 2024 era stata sospesa dopo 15 minuti di gioco per via di uno striscione esposto da alcuni ultras, che aveva indignato i kosovari rientrati poi negli spogliatoi.

Anche in quel caso la frase incriminata era la stessa: “Il Kosovo è Serbia”. Così era stato scritto a caratteri cubitali su uno stendardo nelle tribune dell’Arena National di Bucarest. I kosovari ripresero a giocare solo dopo che lo striscione venne fatto sparire.

Il perché delle tensioni fra Kosovo e Serbia

In origine c’era la Jugoslavia, fino al 1991 composta da Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia e Serbia. Durante il periodo jugoslavo (1945-1991), il Kosovo era una provincia autonoma all’interno della Serbia.

Nel 1989, Slobodan Milosevic, leader serbo, revocò l’autonomia del Kosovo intensificando le tensioni con la popolazione albanese che si considerava discriminata e oppressa.

Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, negli anni ’90 le tensioni si trasformarono in una serie di violenti scontri, in un crescendo di uccisioni e brutalità che sfociarono nella pulizia etnica. I serbi si ritirarono solo nel 1999, dopo l’intervento degli Stati Uniti e di altri alleati Nato, fra cui anche l’Italia.

Nel 2008, il Kosovo dichiarò unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia, riconosciuta da molti Paesi ma non dalla Serbia e da altre nazioni come Russia e Cina. La guerra lasciò profonde divisioni etniche e politiche. Mentre il Kosovo ha sviluppato istituzioni indipendenti, la Serbia considera ancora la regione parte integrante del proprio territorio. Le tensioni tra le due parti rimangono vive, con occasionali scontri politici e diplomatici.

Fonte foto: ANSA

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