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Come funziona la capsula Sarco per il suicidio in Svizzera: chi preme il pulsante e come avviene la morte

Come funziona la capsula Sarco per il suicidio utilizzata da una cittadina americana in Svizzera: chi preme il pulsante e come avviene la morte

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Ha fatto scalpore la notizia della morte di una donna americana di 64 anni, che ha deciso di togliersi la vita nel canton Sciaffusa in Svizzera con la capsula per il suicidio chiamata Sarco. Ma come funziona questo dispositivo? Chi preme il pulsante e come avviene il decesso?

Cos’è e come funziona la capsula Sarco per il suicidio

Il nome della capsula per il suicidio, Sarco, è indicativo: deriva da “sarcofago”. Si tratta, infatti, di una capsula sigillata nella quale chi decide di togliersi la vita si chiude e preme un pulsante che libera l’azoto, causando in pochi istanti prima il torpore e poi la morte.

Come spiegato dalla stessa società sul suo sito, l’idea alla base del progetto Sarco, realizzata dalla Exit International, “era quella di realizzare una capsula in grado di produrre una rapida diminuzione del livello di ossigeno, mantenendo al contempo un basso livello di CO2 (le condizioni per una morte pacifica, persino euforica)”. Nella presentazione del prodotto, il dottor Philip Nitschke, ideatore di Sarco, ha dichiarato: “In Exit, crediamo che sia un diritto umano fondamentale di ogni adulto sano di mente poter pianificare la fine della propria vita in un modo affidabile, pacifico e nel momento da lui scelto”.

La capsula Sarco.

Come è avvenuto il suicidio della cittadina americana in Svizzera

Il dottor Philip Nitschke ha seguito la procedura del suicidio della donna americana deceduta in Svizzera dalla Germania, usando un cardiofrequenzimetro e una telecamera piazzata dentro la capsula.

Lo stesso Nitschke ha raccontato al quotidiano olandese Volkskrant: “Quando la donna è entrata nel Sarco, ha premuto quasi subito il pulsante. Non ha detto nulla, voleva davvero morire. Stimo che abbia perso conoscenza nel giro di due minuti e sia morta dopo cinque minuti. Esattamente come ci aspettavamo”.

La donna deceduta, come rivelato dalla co-presidente dell’organizzazione The Last Resort (affiliata svizzera di Exit International), Fiona Stewart, al media elvetico Blick, soffriva da molti anni di una serie di problemi legati a una grave deficienza immunitaria, sentiva il desiderio di morire da almeno due anni e i suoi due figli “erano completamente d’accordo” con la sua scelta.

Diversi arresti per il suicidio della cittadina americana in Svizzera

Questo nuovo metodo di suicidio assistito ha creato scalpore anche in un Paese come la Svizzera che, da sempre, è aperto al fine vita.

La polizia ha annunciato di aver arrestato diverse persone contro cui è stato avviato un procedimento penale per istigazione al suicidio, all’indomani della presa di posizione della ministra della Sanità svizzera Elisabeth Baume-Schneider che, rispondendo alle interrogazioni nel parlamento elvetico, ha chiarito che la capsula non è conforme alla legge.

La legge svizzera permette il suicidio assistito a patto che la persona si tolga la vita senza “assistenza esterna” e che coloro che aiutano la persona a morire non lo facciano per “alcun fine egoistico”.

Qualche mese fa, come riportato da ANSA, Peter Sticher, il procuratore di Sciaffusa, ha comunicato agli avvocati di Exit International che qualsiasi gestore della capsula potrebbe essere perseguito penalmente con condanne fino a cinque anni di carcere.

 

Fonte foto: ANSA

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