Clan Casamonica, la Cassazione conferma la sentenza del maxiprocesso: “È mafia”
La Suprema Corte ribadisce l’aggravante di associazione mafiosa per il clan Casamonica. Nel maxiprocesso imputate più di 30 persone
Il clan Casamonica “è mafia”. Lo conferma la Cassazione che, accogliendo il ricorso della Procura Generale, conferma l’accusa di 416bis nel maxiprocesso che coinvolge l’associazione a delinquere nata a Roma e operante nel territorio laziale. Per alcuni boss ai vertici riconosciuta anche l’aggravante dell’associazione armata.
- Il clan Casamonica “è mafia”
- Maxiprocesso ai Casamonica, confermata la sentenza d’Appello
- Le condanne ai vertici Casamonica
Il clan Casamonica “è mafia”
I Casamonica sono mafia, lo sanciscono i giudici della seconda sezione della Cassazione, confermando nel maxiprocesso l’accusa di 416bis.
Esprimendosi sui ricorsi dei più di 30 imputati, la Suprema Corte ha confermato l’impianto accusatorio e accolto il ricorso della Procura Generale, riconoscendo anche l’aggravante dell’associazione armata per alcune posizioni di vertice.
Per le posizioni di secondo piano cade l’aggravante di aver agito nell’interesse del clan. Mentre è ribadita dai giudici l’esistenza di un’associazione parallela finalizzata allo spaccio di droghe, agevolata dall’associazione mafiosa.
Confermata dunque la colpevolezza per i reati legati all’attività di spaccio e a quella di stampo mafioso, costituiti da usure, estorsioni, esercizio abusivo del credito, detenzione di armi e trasferimento fraudolento di valori.
Maxiprocesso ai Casamonica, confermata la sentenza d’Appello
Il 29 novembre 2022, i giudici della Corte d’Appello di Roma avevano ribadito l’accusa di 416bis. Tra la sentenza, si leggeva:
Il gruppo criminale Casamonica […] è organizzato in una ‘galassia’, dotato di un indiscusso ‘prestigio criminale’ nel panorama delinquenziale romano, […] i cui singoli operavano tuttavia in costante interconnessione e proteggendosi vicendevolmente, così da aumentare il senso di assoggettamento e impotenza delle vittime, consapevoli di essere al cospetto di un gruppo molto coeso ed esteso
A Domenico Casamonica, ai vertici del clan romano, era spettata la condanna più alta, a 30 anni, stabilita dai giudici di secondo grado.
Le condanne ai vertici Casamonica
La sentenza di primo grado aveva disposto condanne per circa 400 anni di carcere totali, sostanzialmente confermate dai giudici di secondo grado.
In appello, le condanne più alte sono spettate ai Casamonica ai vertici dell’organizzazione: 30 anni per Domenico Casamonica; 28 anni e 10 mesi per Massimiliano; 24 anni Pasquale; Salvatore 26 anni e 2 mesi; Ottavio 17 anni; 16 anni e 2 mesi per Giuseppe e Guerrino; per Liliana 15 anni e 8 mesi e per Luciano 13 anni e 9 mesi.
Agli imputati considerati ai vertici dell’associazione mafiosa è stato disposto un appello bis sul solo punto della rideterminazione della pena.