Chi era Boiocchi il capo ultrà dell'Inter ucciso in una sparatoria: "80mila euro al mese con i parcheggi"
Nelle intercettazioni dell'inchiesta che lo ha portato in carcere l'anno scorso per estorsione, si vantava di ricavare 10mila euro a partita
Si vantava di guadagnare 80mila euro al mese Vittorio Boiocchi, il capo ultrà dell’Inter ucciso sabato sera in una sparatoria a Milano. Si sente così dalle intercettazioni dell’inchiesta che lo ha portato in carcere l’anno scorso per estorsione, riportate da il Corriere della Sera. Soldi che avrebbe ricavato tra biglietti e la gestione dei parcheggi.
Gli affari del capo ultrà dell’Inter ucciso in una sparatoria
“Sto perdendo un sacco di soldi con il blocco delle partite e dei concerti – diceva Boiocchi degli audio intercettati – Prendo 80 mila euro al mese tra parcheggi e altre cose. Finalmente eravamo riusciti a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui abbiamo fatto avere il posto che ci danno una somma a partita. In sostanza 10 mila euro a partita”.
Boiocchi era stato arrestato in flagranza di reato, dopo indagini andate avanti per mesi, il 3 marzo del 2021 insieme a Paolo Cambedda dopo essere uscito dagli uffici dell’imprenditore vittima dell’estorsione da due milioni di euro. In auto avevano uno storditore elettrico, una pistola, e pettorine della guardia di Finanza.
Gli interessi di Boiocchi erano più fuori dallo stadio che dentro. Il 69enne era un nome di peso nella malavita lombarda, con alle spalle dieci condanne per un totale di 26 anni di carcere, durante i quali ha consolidato i suoi legami criminali coltivati con la ‘ndrangheta, la mafia siciliana e la malavita pugliese.
La carriera criminale
L’attività illecita del capo ultrà dell’Inter inizia nel 1974 con piccoli reati, per arrivare alle condanne per porto d’armi, sequestro di persona e rapina, fino all‘associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga con il clan di Cosa nostra dei Fidanzati, che gli sono costati la galera dal ’92 al 2018.
L’omicidio
Vittorio Boiocchi risultava disoccupato, così come la moglie, ma faceva soldi con estorsioni, affari occulti nel controllo di piccole attività e traffico di droga. Su una di queste piste si stanno concentrando le indagini degli inquirenti per identificare i due killer e il movente dell’omicidio avvenuto durante Inter-Sampdoria.
Nel 2019 era tornato in curva al Meazza imponendosi di nuovo a capo della Curva Nord interista come quando negli anni Ottanta e nei primi Novanta era tra i vertici del gruppo ultrà “Boys San”.
L’anno scorso la nuova condanna e i domiciliari concessi dopo una pena di 3 anni e 2 mesi, con il divieto di avvicinamento a due chilometri dallo stadio e la sorveglianza speciale: Boiocchi doveva rientrare entro le 21 e doveva rimanere dentro casa fino alle 6 del mattino. Circostanza ben nota ai killer che lo hanno ucciso.