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Chi è Baris Boyun boss della mafia turca arrestato a Viterbo: la microspia e l'uomo italiano di fiducia

Il boss della mafia turca Baris Boyun era intercettato con microspie e cimici anche nel braccialetto elettronico, dispositivi che hanno permesso di sventare un grave attentato

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Luca Bucceri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e della politica, scrive anche di attualità ed economia. Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano e lavorare per importanti testate.

Il boss della mafia turca Baris Boyun è finito in manette nella mattina di mercoledì 22 maggio 2024 a Viterbo, in un blitz congiunto della polizia italiana e dell’Interpol. Il 39enne, già arrestato nell’agosto 2022 e destinatario di un provvedimento di domiciliari, è considerato un super ricercato e su di lui pendono diverse accuse. L’uomo è infatti a capo di un gruppo di criminali comuni turchi in guerra con un altro clan che, a colpi di attentati sia in patria sia in Europa, hanno lasciato una lunga scia di sangue alle loro spalle.

Chi è Baris Boyun

All’alba di mercoledì 22 maggio Baris Bayun è finito in manette insieme ad altre 18 persone, tutte considerate della sua rete criminale. Al boss vengono contestati i reati di omicidio, associazione a delinquere, importazione e detenzione di armi da guerra, tentata importazione di droga e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma anche un attentato per finalità terroristiche o di eversione, e una accusa di banda armata finalizzata alla costituzione di una associazione terroristica.

Boyun, come detto, non è però un volto nuovo alle forze dell’ordine. Nell’agosto 2022, infatti, il turco era finito in manette perché accusato di omicidi e tentati omicidi in patria. E a Milano, trovato con una pistola, fu arrestato e condotto a San Vittore per poi essere scarcerato nel marzo 2023.

Baris Boyun domiciliari con microspie

Da un anno a questa parte il boss si trovava a Viterbo per scontare i domiciliari e, data la figura di spessore, ogni stanza della sua casa era stata microfonata per permettere agli inquirenti di intercettare qualsiasi proposito.

Al 39enne, tra l’altro, era stato messo il classico braccialetto elettronico all’interno del quale era presente una cimice per ascoltarlo ovunque, anche in bagno mentre faceva la doccia.

Una mossa che ha aiutato, e non poco, gli inquirenti che sono riusciti a sgominare la sua rete che veniva comandata a distanza con chiari ordini dettati al telefono, ignaro delle intercettazioni.

Polizia al lavoro nel blitz che ha portato all’arresto di Baris Boyun

L’attentato studiato da Boyun ai domiciliari

E dalle conversazioni captate, mentre era ai domiciliari a Crotone Boyun aveva tentato di organizzare un grave attentato il cui obiettivo era una fabbrica di alluminio in Turchia.

L’attacco è stato sventato, ma dietro c’era un’organizzazione accesa, col 39enne che era pronto a mettere in campo l’artiglieria pesante, un drone e addirittura un kamikaze. Boyun, nel marzo scorso, diceva: “Siete pronti, ragazzi? Buona fortuna in battaglia! radete al suolo quella fabbrica”.

La Polizia italiana, però, “aveva provveduto a informare le autorità turche che inviavano sul posto numerose pattuglie impedendo la consumazione dell’attentato alla fabbrica e al Burhanettin Saral“, il titolare ed esponente di un gruppo criminale “rivale” a quello di Boyun.

Saral era anche “giudicato” da Boyun “responsabile” di un “attentato” ai suoi danni. L’obiettivo “diretto dell’attentato” alla fabbrica, spiega il gip, era “proprio il Saral, ma l’intenzione del Boyun e dei suoi uomini” era, comunque, “di interferire con lo status quo esistente Turchia”.

Tra gli arresti anche l’italiano di fiducia di Boyun

E tra gli arrestati nella mattina di mercoledì 22 maggio c’è anche un italiano, considerato uomo di fiducia di Boyun.

Si tratta di una figura, che considerati i compiti che espletava a livello logistico, aveva un ruolo di spicco nell’organizzazione.

Fonte foto: ANSA

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