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Caso Open, perché Matteo Renzi rischia il rinvio a giudizio: la richiesta dei pm sul processo all'ex premier

Matteo Renzi rischia il rinvio a giudizio per il caso della fondazione Open. Le accuse: finanziamento illecito, corruzione e autoriciclaggio

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

Matteo Renzi rischia il rinvio a giudizio per il caso Open. L’ex premier era assente al Palazzo di Giustizia di Firenze, dove si è svolta la requisitoria per l’udienza preliminare. All’appello mancavano anche gli altri 10 imputati. I pm, però, hanno lavorato e spiegato la necessità di un processo, nonostante la prescrizione alle porte. Quali rischi corrono Renzi e gli altri della sua cerchia ristretta?

Richiesto il rinvio a giudizio

È stata confermata la richiesta di rinvio a giudizio per Matteo Renzi e non solo. Coinvolta anche tutta la cerchia ristretta del leader di Italia Viva, come Maria Elena Boschi, l’imprenditore Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi.

A darne notizia sono stati i pm Luca Turco e Antonino Nastasi, che sono intervenuti ripercorrendo la storia del caso Open. Un processo sospeso a causa del ricorso sollevato al Senato dallo stesso Matteo Renzi, che era riuscito a far riconoscere e-mail e chat come “corrispondenza”. In questo modo, non potevano essere acquisite senza l’ok della Camera.

In foto Matteo Renzi

Richieste inviate dai pm, ma negate da Montecitorio e da Palazzo Madama. Gli stessi pm sono stati in seguito denunciati dal leader di Italia Viva.

Il passato travagliato del caso

Ora ci si avvia alla conclusione dell’udienza preliminare, a lungo rimandata. Secondo il sostituto procuratore Luca Turco, sono stati utilizzati diversi metodi per cercare di evitare che il processo si svolgesse.

C’è una parte che ha confuso il senso delle alte prerogative parlamentari con una sorta di immanente privilegiata intangibilità. Abbiamo avuto parti e difensori che hanno ritenuto di perseguire la strategia dell’aggressione nei confronti della pubblica accusa, della demonizzazione dell’avversario processuale; si voleva impedire che questo processo si svolgesse in un clima di normalità, utilizzando nei confronti dei magistrati la clava delle denunce, dell’esposizione mediatica, dell’incolpazione disciplinare.

Dal 2022, infatti, sono stati avviati cinque procedimenti penali nei confronti del pm Turco, poi archiviati. Ma sono state anche presentate interrogazioni parlamentari sul caso Open e sullo stesso procuratore. “Solo con le ultime udienze – prosegue Turco – si è riusciti a tornare alla normalità”.

Indagati e accuse

Il caso in cui è coinvolto Matteo Renzi è noto come caso Open. Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi e altri nomi, oltre a quattro società, sono accusati a vario titolo di finanziamento illecito ai partiti, corruzione e autoriciclaggio. Tra le varie prove ci sono le chat, poi contestate.

Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero ricevuto alte somme utilizzate per sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi, oltre che per la corrente renziana del Partito Democratico. Di fatto, la fondazione è stata descritta come una “cassaforte” per le attività di Renzi, senza dover rispettare gli obblighi di trasparenza.

Fonte foto: ANSA

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