Carabiniere ucciso, si fa strada una nuova ipotesi su Rega

La sera risultata fatale al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso da undici coltellate, nemmeno il collega Varriale aveva con sé la pistola. Questo è il nuovo dettaglio emerso dalle indagini, riportato dal Messaggero.

Inoltre, gli atti dell’inchiesta contro i due giovani americani accusati dell’omicidio sembrano portare alla conclusione che Rega non avesse con sé nemmeno il tesserino identificativo. Si fa strada quindi l’ipotesi che il carabiniere fosse fuori servizio.

Carabiniere ucciso, il giallo della pistola

Il giallo della pistola, tra i tanti punti oscuri della vicenda, è rimasto irrisolto fino a oggi. Era stato dichiarato già alla conferenza stampa tenuta pochi giorni dopo l’omicidio che Rega avesse dimenticato l’arma, ma non era stata fornita alcuna spiegazione sul perché Varriale non avesse sparato. Il carabiniere ha così dichiarato ai magistrati: “Anche la mia pistola era nell’armadietto. Eravamo in borghese con bermuda e maglietta e l’arma si sarebbe vista”.

Restano ancora tanti dubbi sul perché entrambi i carabinieri fossero disarmati mentre andavano all’incontro coi due americani insieme a Sergio Brugiatelli, che si era messo in contatto con i militari per denunciare il furto di uno zaino. Anche perché una circolare firmata dal Capo della polizia Franco Gabrielli obbligherebbe tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine a girare armati.

Carabiniere ucciso, nessuna traccia del tesserino

Tra gli oggetti trovati accanto al corpo di Rega, colpito a morte, sono stati rinvenuti “un marsupio che all’interno aveva alcune chiavi, un mazzo di carte, due banconote, alcune monete e un cellulare”. Ma non sarebbe stato ritrovato il tesserino col quale, a detta di Varriale, il collega si era identificato mentre veniva aggredito.