NOTIZIE
SCIOPERI

Benzinai minacciano lo sciopero per protesta alla riforma Urso sui carburanti: salta l'accordo, cosa prevedeva

I benzinai minacciano lo sciopero nazionale dopo lo slittamento dell'approvazione del Ddl sulla rete di distribuzione dei carburanti (la cosiddetta "riforma Urso")

Pubblicato:

Alberto Cantoni

GIORNALISTA

Giornalista professionista. Scrive di cronaca e attualità, ma le passioni più grandi sono la tecnologia e l’innovazione. Dopo una laurea in Comunicazione e un master in Giornalismo muove i primi passi nelle redazioni di alcune testate nazionali tra Milano e Roma. Attualmente collabora con diverse realtà editoriali.

I benzinai tornano a evocare uno sciopero nazionale dopo il nuovo rinvio dell’approvazione del disegno di legge relativo alla rete di distribuzione dei carburanti. Le organizzazioni dei gestori hanno evocato lo stop degli impianti in tutta Italia a causa della “più incauta e peggior riforma da quando in questo Paese sono cominciati i rifornimenti ai veicoli”. La tensione resta altissima anche dopo l’incontro tra i sindacati e il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, tenutosi nella giornata di martedì 10 settembre.

Il comunicato dei sindacati

“Al termine dell’incontro (…) con il ministro Urso, le organizzazioni sindacali dei Gestori confermano lo stato di agitazione della categoria, con assemblee tenute in tutto il Paese, e lo studio per avviare le iniziative politico/sindacali, compreso lo sciopero nazionale, necessarie a contrastare il testo del ddl cosiddetto carburanti, già portato in Consiglio dei Ministri, seppure non ancora approvato”, hanno fatto sapere Faib, Fegica e Figisc-Anisa attraverso una nota.

“Le organizzazioni di categoria – prosegue la comunicazione – (…) non assisteranno inerti al tentativo dei petrolieri di sottoporre una intera categoria di lavoratori al ricatto di contratti del tutto precari, sia in termini regolatori che economici, né accetteranno in alcun modo la prassi ormai consolidata di sottrarsi alla contrattazione collettiva imposta dalle leggi vigenti”.

Stazione di servizio a Milano

I gestori sono quindi tornati a sollecitare il governo perché “si faccia finalmente promotore di una vera riforma, che preveda la chiusura certa di almeno 7000 impianti oggettivamente inefficienti, l’imposizione di criteri regolatori più stringenti per i titolari degli impianti esistenti (non solo per i nuovi) per combattere l’altissimo livello di illegalità e la presenza della criminalità organizzata, nonché (…) l’introduzione progressiva ma vincolante di nuovo energie non fossili presso gli impianti già in funzione, perché la rete distributiva possa partecipare efficacemente alla transizione energetica

“Nessun alibi, né pastette: il Sindacato dei Gestori non è ricattabile!”, conclude la nota.

Gli incentivi green del Ddl

La cosiddetta “riforma Urso”, ovvero il disegno di legge (Ddl) sulla rete di distribuzione dei carburanti, è arrivato all’esame del Consiglio dei ministri, creando non pochi attriti con la categoria interessata dalla misura.

La legge punta, tra le altre cose, a qualificare i punti vendita, regolare i rapporti di questi con le aziende petrolifere e favorire la riconversione verso la mobilità green.

In particolare, su quest’ultimo punto, una bozza prevede incentivi che arrivano fino a 60 mila euro per coprire il 50% dei costi per le colonnine di ricarica. A questo si aggiunge un Fondo destinato alla mobilità elettrica, con una dotazione di quasi 50 milioni di euro l’anno per il triennio 2025-26-27.

Secondo il documento, a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo i nuovi impianti dovranno prevedere la distribuzione di “almeno un altro vettore energetico alternativo ai combustibili fossili”. In caso contrario, non verranno rilasciate autorizzazioni.

Chi è a favore

L’associazione delle aziende del settore petrolifero, Unem (Unione energie per la mobilità), ha espresso soddisfazione nei confronti del Ddl, definendo il testo “un passo importante per la razionalizzazione della rete”.

La stessa associazione, nel 2022, denunciava una rete eccessivamente estesa sul territorio nazionale: oltre 22 mila distributori nel nostro Paese, contro i 14 mila della Germania, gli 11.700 della Spagna e i 10.600 della Francia.

Anche Assoutenti (l’associazione dei consumatori) ha accolto positivamente la proposta del ministro Urso.

Fonte foto: ANSA

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963