Angela Carini contro Imane Khelif, la pugile italiana si ritira dopo pochi secondi: "Mi ha fatto malissimo"
Il match di boxe tra la pugile italiana Angela Carini e Imane Khelif è diventato un caso politico: la nostra atleta si è ritirata dopo pochi secondi
Si è creato un caso politico attorno all’incontro di boxe alle Olimpiadi di Parigi 2024 tra la pugile italiana Angela Carini e Imane Khelif. L’atleta nostrana, che aveva pubblicato un toccante messaggio su Instagram prima del match, ha deciso di ritirarsi dopo pochi secondi.
- Il match di pugilato tra Angela Carini e Imane Khelif
- Le dichiarazioni post match di Angela Carini
- Cosa aveva scritto la pugile Angela Carini su Instagram
- Perché è scoppiato un caso sul match tra Angela Carini e Imane Khelif
- Chi è la pugile Imane Khelif
- Italiani divisi sul caso Imane Khelif
Il match di pugilato tra Angela Carini e Imane Khelif
L’incontro di pugilato tra Angela Carini e Imane Khelif è stato vinto dalla pugile algerina.
Dopo pochi secondi l’atleta italiana si è ritirata in lacrime. Poco prima si era fermata per un problema al caschetto dopo un violento colpo subito. Come riportato da gazzetta.it, pare che dal labiale avrebbe detto: "Mi ha fatto malissimo".
La pugile italiana Angela Carini.
Le dichiarazioni post match di Angela Carini
Angela Carini ha spiegato così la decisione di ritirarsi, in alcune dichiarazioni riportate da ANSA: "Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta".
L’azzurra ha chiosato: "Esco a testa alta".
Cosa aveva scritto la pugile Angela Carini su Instagram
In una Storia pubblicata su Instagram prima del match di boxe contro la pugile algerina Imane Khelif, Angela Carini aveva scritto: "Mio padre mi ha sempre detto di battermi con onore, con lealtà e soprattutto di affidarmi sempre a Dio. Sono cresciuta così, l’ultima volta che salii sul ring olimpico mio padre era in fin di vita. Oggi ripercorro quel cammino, oggi sono qui, ma lui è con me e io non ho paura di nulla".
Il messaggio proseguiva così: "Sono qui per me stessa, sono qui per mio padre e mi batterò come un guerriero fino alla fine come mi ha insegnato lui".
Perché è scoppiato un caso sul match tra Angela Carini e Imane Khelif
Il 30 luglio, il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini ha scritto su X: "Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Un’atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato "i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo contro sparring partner uomini". Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia "woke"!".
Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, ha dichiarato che "desta grande preoccupazione sapere che in gare di pugilato femminili alle Olimpiadi siano stati ammessi uomini che si identificano come donne".
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha commentato su Facebook: "Boxe: un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi olimpici… È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?".
Chi è la pugile Imane Khelif
Imane Khelif non è transgender. Come riportato da La Repubblica, dai documenti anagrafici presentati al Cio non risulta alcun cambio di sesso e, quindi, non si può parlare di atleta transgender. La pugile algerina è stata iscritta e il Cio ha autorizzato la partecipazione alle Olimpiadi.
"Sono donne nel loro sport e abbiamo stabilito che si tratta di donne" ha spiegato il portavoce del Cio, Mark Adams, dopo che sono state effettuate le analisi sul livello del testosterone. "Si tratta di atlete che hanno boxato da sempre con le donne e che rispettano tutte le regole di ammissibilità previste da questi Giochi".
Il Comitato Olimpico ha fissato in 10 nmol/L nei 12 mesi precedenti al torneo e per tutta la durata delle competizioni la soglia del livello di testosterone.
Khelif era stata esclusa dal Mondiale perché gli esami non soddisfacevano i criteri di ammissibilità richiesti per partecipare a una competizione femminile. L’Iba, organizzatrice del Mondiale, era stata successivamente bandita dal Cio.