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Allarme Oms sul virus dell'aviaria nel latte crudo, l'H5N1 sta colpendo diversi animali: i rischi per l'uomo

L'influenza aviaria H5N1 si espande negli Stati Uniti, l'Oms a scopo precauzionale raccomanda di non consumare latte crudo

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

L’influenza aviaria H5N1 continua a far paura negli Stati Uniti, dove sta colpendo diverse specie di animali, dai bovini agli orsi. Il virus si sta espandendo e cresce quindi il rischio di trasmissione all’uomo dagli animali infetti, dopo il caso registrato in Texas. Per questo l’Oms ha lanciato l’avvertimento sul consumo del latte crudo.

Allarme Oms sul consumo di latte crudo

Sono diversi i focolai dell’influenza aviaria H5N1 scoppiati negli ultimi mesi negli Stati Uniti. Oltre che negli uccelli, il virus è stato rilevato in diversi altri animali mammiferi, dagli scoiattoli ai delfini.

In particolare nei bovini: l’aviaria si è diffusa in decine di allevamenti di mucche da latte negli Stati Uniti, il virus è stato rilevato anche nel latte crudo.

Per questo, a scopo precauzionale, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è arrivata la raccomandazione a non bere latte crudo.

“In tutti i Paesi le persone dovrebbero consumare latte pastorizzato perché il virus è stato rilevato nel latte crudo negli Stati Uniti, ma i test preliminari mostrano che la pastorizzazione lo uccide“, sostiene l’Oms.

Negli Stati Uniti un solo caso umano

Con la crescente diffusione del virus tra i bovini aumenta il rischio di trasmissione all’uomo dalle mucche, per il contatto ravvicinato con animali infetti o per il consumo di latte non pastorizzato.

Rischi, è bene sottolinearlo, al momento molto bassi: finora è stato registrato un solo caso di contagio umano, un uomo in Texas che lavorava a stretto contatto con le mucche in un allevamento.

“Finora il virus non mostra segni di adattamento alla diffusione tra gli esseri umani, ma è necessaria una maggiore sorveglianza“, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

I rischi per l’uomo

Il fatto però che il virus sta colpendo una gamma di specie animali sempre più estesa indica che il virus si sta espandendo e adattando. L’aviaria è in circolazione dagli anni ’90 ed è stata riscontrata in numerose specie di mammiferi, (uomo compreso) ma mai fino a poco tempo fa nei bovini.

Gli esperti temono che il virus H5N1 possa col tempo diventare endemico nei bovini, favorendone la diffusione tra gli esseri umani. Nelle mucche l’influenza aviaria potrebbe entrare in contatto e scambiare materiale genetico con altri virus, portando alla nascita di nuovi ceppi in grado di contagiare più facilmente l’uomo.

La situazione in Italia e in Europa

In Italia, stando all’ultimo aggiornamento del ministero della Salute (del 9 aprile scorso), nel 2024 è stato confermato un solo focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità in un allevamento di pollame, a febbraio. Undici invece i focolai registrati nel periodo da fine marzo 2023 a dicembre 2023.

In Europa, nello stesso periodo, sono stati segnalati 88 focolai di influenza aviaria nel pollame e 175 negli uccelli selvatici in 23 Paesi.

Per quanto riguarda i mammiferi, in Finlandia l’aviaria ha colpito numerosi allevamenti di animali da pelliccia, inducendo le autorità a fare strage di volpi e visoni.

Fonte foto: 123RF
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