Voucher Cura Italia, Antitrust: "Devono essere rimborsabili"

La polemica sui rimborsi va avanti. Devono essere monetizzabili o bastano i voucher come stabilito dal decreto Cura Italia?  La norma, per l’Antitrust, è in conflitto con la normativa europea, almeno per quanto riguarda i rimborsi turistici. Dando ragione, di fatti, alle tante associazioni di consumatori che in queste settimane avevano fatto una levata di scudi proprio contro i voucher.

La diaspora sul tema “voucher sì. voucher no” è aumentata dopo le varie denunce da parte delle associazioni di consumatori con in testa il Codacons che hanno bollato come “illegale” il ricorso al voucher, vale a dire un buono su futuri acquisti di biglietti e prestazioni, previsto dal decreto Cura Italia del Governo, in luogo del rimborso, per “ristorare” viaggi, voli e hotel cancellati per circostanze eccezionali e situazioni soggettive connesse all’emergenza coronavirus.

“I voucher turistici devono essere rimborsabili“. Lo ha stabilito l’Antitrust, che ha inviato una segnalazione a governo e Parlamento. Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha evidenziato che l’art. 88-bis del “Cura Italia” è in contrasto con la vigente normativa europea che prevede il diritto del consumatore ad ottenere un rimborso.

In sostanza la norma europea stabilisce che, sì, l’operatore può legittimamente offrire un buono, ma a condizione che i viaggiatori non siano privati del diritto al rimborso in denaro. Affinché i voucher possano essere considerati una valida e affidabile alternativa al rimborso in denaro dovrebbero avere una copertura assicurativa per il possibile fallimento del tour operator e il diritto al rimborso in denaro se alla scadenza del voucher il consumatore non avrà usufruito dello stesso.

Resta aperta, invece, al momento, la questione sui voucher o rimborsi per concerti e teatri.