Variante Delta, perché è più contagiosa: scoperti i due motivi
Maxi carica virale (mille volte di più) e ridotti tempi di incubazione: ecco perché la variante Delta è più contagiosa
Continua a preoccupare in Italia e in tutto il mondo la variante Delta, responsabile di gran parte dei nuovi contagi da coronavirus e dello scoppio di nuovi focolai. Se, da un lato, grazie ai vaccini i dati dei ricoveri e dei decessi sono contenuti, dall’altro lato per via di questa mutazione i numeri del contagio stanno ripartendo velocemente. Sono in molti a chiedersi perché la variante Delta è più contagiosa e alcuni ricercatori sono riusciti a dare una prima risposta, elencando i due motivi principali.
Gli studiosi del Centro provinciale di Guangdong per il controllo e la prevenzione delle malattie, come riporta il Corriere della Sera, hanno analizzato in modo rigoroso tutti i dati relativi al primo focolaio di variante Delta in Cina e sono arrivati a due conclusioni.
La prima motivazione per la veloce diffusione della variante Delta è che le cariche virali rilevate sono almeno mille volte superiori a quelle delle altre varianti. L’altra spiegazione è che il tempo di incubazione del virus è minore rispetto al virus “classico”.
Variante Delta, maxi carica virale: “Mille volte di più”
A spiegare meglio il concetto ci ha pensato su Twitter una ricercatrice dell’Università del Saskatchewan. Una persona contagiata, ha spiegato la scienziata, emette “una tonnellata di virus in più” rispetto ai portatori di altre varianti.
“Se le persone emettono 1.000 volte più virus, la probabilità che un contatto stretto sia esposto a una dose infettiva è molto più alta – ha spiegato -. Se le persone diventano contagiose più rapidamente dopo l’esposizione possono avere maggiori opportunità di infettare gli altri”.
Con la variante Delta cambia il tempo di incubazione
L’altro motivo che fa correre ulteriormente la diffusione della variante Delta è il tempo di incubazione del virus molto più breve. I ricercatori, infatti, hanno osservato che la positività era rilevabile in media dopo 4 giorni dall’esposizione nell’epidemia del 2021 rispetto ai 6 di media del ceppo del 2020. Il tempo di incubazione, quindi, è tra i 3 e i 5 giorni mentre con il virus dell’anno scorso era di 5-8 giorni.