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L'ultimo discorso di Giacomo Matteotti alla Camera prima di essere ucciso dai fascisti letto da Preziosi

L'attore Alessandro Preziosi ha letto l'ultimo discorso di Giacomo Matteotti alla Camera, che di fatto gli costò la vita: fu ucciso dai fascisti

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Simone Vazzana

GIORNALISTA

Giornalista professionista, è caporedattore di Virgilio Notizie. Ha lavorato per importanti testate e tv nazionali. Scrive di attualità, soprattutto di Politica, Esteri, Economia e Cronaca. Si occupa anche di data journalism e fact-checking.

Il 30 maggio 1924 Giacomo Matteotti, deputato socialista, pronunciava il ultimo discorso alla Camera prima di essere ucciso dai fascisti, il 10 giugno 1924. L’omicidio si era consumato proprio a causa della denuncia, in Parlamento, delle violenze squadriste alle elezioni del 6 aprile 1924. Cento anni dopo, a leggere le parole di Matteotti ci ha pensato l’attore Alessandro Preziosi, al termine delle celebrazioni a cui hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni.

L’ultimo discorso di Giacomo Matteotti

L’ultimo discorso di Giacomo Matteotti, quello che di fatto gli è costato la vita, è famoso per il coraggio con cui il deputato denunciò le violenze e le illegalità commesse dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni del 1924, contestandone i risultati.

Dai banchi fascisti si levarono contestazioni e rumori che interruppero più volte Matteotti: uno dei deputati, Giacomo Suardo, abbandonò anche l’aula per protesta. Terminato il discorso si rivolse a Giovanni Cosattini e ai suoi compagni di partito dicendo:

Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me“.

L’omicidio di Giacomo Matteotti da parte dei fascisti

Il 10 giugno 1924, intorno alle ore 16:15, Matteotti venne rapito da alcuni individui mentre passeggiava sul lungotevere Arnaldo da Brescia, sulla strada per Montecitorio.

Secondo la testimonianza di due ragazzini era stato fatto salire su un’auto da 5 persone, poi identificate come i membri della polizia politica: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo.

Stordito con un pugno al volto, venne caricato su “un’automobile, nera, elegante, chiusa”: era una Lancia Kappa e i ragazzini, avvicinatisi al veicolo, furono allontanati rudemente prima che questo si allontanasse a tutta velocità.

Alessandro Preziosi, durante l’interpretazione dell’ultimo discorso di Giacomo Matteotti alla Camera, 100 anni dopo

Matteotti, nonostante il pestaggio, riuscì a lanciare fuori dal finestrino il suo tesserino da parlamentare, ritrovato da due contadini vicino al Ponte del Risorgimento.

Non riuscendo a tenerlo fermo, uno tra Albino Volpi o Giuseppe Viola lo avrebbe accoltellato sotto l’ascella e al torace: il deputato morì dopo ore di agonia.

Il cadavere, piegato in due, venne seppellito a 25 chilometri da Roma, in un bosco di Riano, dentro a una buca scavata col cric dell’auto.

Chi era Giacomo Matteotti

Giacomo Matteotti era nato a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio 1985.

Segretario del Partito Socialista Unitario, fu rapito e ucciso il 10 giugno 1924, a 49 anni compiuti da poco.

Il 27 giugno 1924 i deputati diedero vita alla cosiddetta secessione dell’Aventino, ossia l’astensione dai lavori parlamentari fino a quando i responsabili del rapimento non fossero stati processati: sul colle dell’Aventino, secondo la storia romana, si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi (secessio plebis).

La protesta non ebbe successo, il cadavere di Matteotti venne ritrovato il 16 agosto 1924, due mesi dopo l’omicidio.

Il 3 gennaio 1925, alla Camera, Benito Mussolini si assunse pubblicamente la “responsabilità politica, morale e storica” del clima nel quale l’assassinio si era verificato.

Il 9 novembre 1926 la Camera dei deputati deliberò la decadenza dei 123 deputati aventiniani.

Fonte foto: ANSA

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