Tracce di vita su Marte sulla roccia Cheyava Falls, la scoperta fatta dal rover Nasa Perseverance
La roccia Cheyava Falls potrebbe presentare tracce di vita antica: è la nuova scoperta del rover Perseverance su Marte, ecco perché è interessante
Non siamo soli nell’Universo, o quantomeno non dovremmo esserlo da sempre. La ricerca della vita su Marte ha compiuto infatti un possibile passo in avanti significativo grazie a una roccia, rinominata Cheyava Falls, nella quale ci sarebbero tracce di attività microbica antica. Il campione è stato prelevato dal rover Perseverance della Nasa: gli indizi sono promettenti, sostengono gli esperti, anche se non forniscono conferme assolute.
- Vita su Marte? Cosa c'è nella roccia Cheyava Falls
- Dove è stata scoperta la roccia Cheyava Falls
- Le prove della presenza di acqua
- Per la conferma ci sarà da attendere
Vita su Marte? Cosa c’è nella roccia Cheyava Falls
La roccia, rinominata Cheyava Falls in omaggio a una cascata del Grand Canyon, è stata prelevata da Perseverance il 21 luglio, e si tratta del 22esimo campione raccolto dal 18 febbraio 2021, giorno dell’approdo del rover su Marte.
Le analisi preliminari condotte con gli strumenti del rover rivelano che le caratteristiche chimiche e strutturali della roccia potrebbero suggerire la presenza di biofirme, possibili tracce di vita microbica risalenti a miliardi di anni fa.
Dove è stata scoperta la roccia Cheyava Falls
Ken Farley, scienziato del progetto Perseverance, ha descritto Cheyava Falls come il campione più intrigante e significativo mai analizzato dal rover.
Si tratta di una roccia dall’aspetto a punta di freccia, di dimensioni pari a un metro per sessanta centimetri, scoperta durante l’esplorazione della Neretva Vallis, un’antica vallata larga 400 metri, un tempo percorsa dall’ acqua.
Cheyava Falls presenta insolite macchie bianche irregolari immerse in una matrice nera di ferro e fosfato. Questi segni potrebbero suggerire reazioni chimiche di ossido-riduzione, processi utilizzati dai microbi come fonte di energia.
Le prove della presenza di acqua
Allo stesso tempo la roccia mostra segni chiari di un passato attraversamento da parte dell’acqua. Si ipotizza che si sia originariamente accumulata come un deposito di fango e argilla, infiltrandosi nelle fessure di una roccia preesistente con un mix di composti organici, che successivamente si sono consolidati nella roccia stessa.
L’evidenza di processi legati all’acqua, unita ai segni di reazioni chimiche di ossido-riduzione, ha portato gli studiosi a considerare la possibilità che la roccia contenga biofirme.
Per la conferma ci sarà da attendere
Nonostante le scoperte siano state effettuate utilizzando tecnologie sofisticate, resta ancora incerta l’origine esatta di rocce come Cheyava Falls. In tempi recenti ci sono state anche altre scoperte della Nasa molto promettenti, pur non restituendo certezze assolute.
“Gli strumenti dei rover hanno limiti e capire se ci siano effettivamente biofirme nei campioni raccolti è complesso. Trasportare questi campioni sulla Terra per analisi approfondite sarà essenziale” ha evidenziato Teresa Fornaro dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) di Arcetri.
Portare i campioni sulla Terra, ad ogni modo, ha un costo stimato di circa 11 miliardi di dollari, motivo per il quale per sentirsi “meno soli” ci sarà da attendere.