Terremoto killer in Afghanistan: l'appello dei talebani all'Occidente, continua la conta di morti e feriti
Nel Paese distrutto dalle scosse di terremoto, i talebani faticano a prestare assistenza alla popolazione afghana e chiedono aiuti dall'estero
Continuano le operazioni di ricerca e soccorso in Afghanistan all’indomani del terribile terremoto che ha ucciso almeno 1.000 persone durante le prime ore dell’alba di mercoledì 22 giugno. Il sisma, di magnitudo 6.1 (inizialmente stimata a 5.9), con epicentro vicino alla città di Khost, al confine con il Pakistan, ha spazzato via le case dell’area.
- Case in macerie in Afghanistan dopo il sisma
- Crisi economica, siccità e ora il terremoto
- Perché l'Occidente non riesce a intervenire
- I talebani chiedono aiuto agli altri Paesi
Case in macerie in Afghanistan dopo il sisma
Ci sarebbero 1.500 feriti, ma i numeri, secondo quanto riportato dalle autorità locali, potrebbe essere molto superiore, considerando le condizioni abitative dei cittadini della zona colpita.
Molti vivono infatti in case fatte di fango, legno e materiali particolarmente vulnerabili alle condizioni atmosferiche. Il terremoto è arrivato proprio durante le piogge monsoniche, e tra acqua, vento e scosse, è altissimo il rischio crolli e incidenti.
Dalla provincia rurale di Paktika, dove si conta il maggior numero di vittime del sisma, arrivano immagini tragiche, con le abitazioni ridotte a cumuli di polvere.
Almeno 2 mila case sarebbero state distrutte dalle scosse, secondo quanto fa sapere l’Onu. Durante la notte sono stati in molti a dormire all’aperto, mentre non si sono mai interrotte le attività di ricerca in mezzo alle macerie.
Crisi economica, siccità e ora il terremoto
Da tutto l’Afghanistan sta arrivando nelle zone colpite personale sanitario ed emergenziale. Il governo talebano ha messo in campo diversi elicotteri e dozzine di ambulanze, stanziando fondi per le famiglie delle vittime del terremoto.
Il disastro è avvenuto nel mezzo di una crisi economica che ha reso il Paese ancora più povero e di una carestia che ha affamato la popolazione.
La situazione è crollata velocemente dopo il golpe talebano, considerando che gli Stati Uniti e i Paesi occidentali hanno congelato ben 7 miliardi di dollari di riserve internazionali.
Molti dei 20 milioni di cittadini non riescono a trovare cibo, considerata anche l’inflazione galoppante, e sono disoccupati. Le famiglie afghane, riportano alcuni scioccanti dossier, avrebbero addirittura iniziato a vendere i minori al mercato nero.
Perché l’Occidente non riesce a intervenire
Nell’area maggiormente colpita dal terremoto stanno intervenendo anche squadre di soccorritori delle agenzie internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tuttavia il nuovo assetto politico dell’Afghanistan ha reso il Paese sempre più isolato, lasciando poco spazio di manovra alle entità straniere.
Servono cibo, acqua, vestiti e coperte, ma le nazioni occidentali, almeno ufficialmente, non hanno rapporti con il governo talebano, e coordinare le missioni umanitarie è particolarmente difficile.
I talebani chiedono aiuto agli altri Paesi
“Il governo purtroppo è colpito da sanzioni internazionali e non è economicamente in grado di prestare assistenza in maniera adeguata alla popolazione”, ha fatto sapere il funzionario Abdul Qahar Balkhi.
“Le agenzie internazionali ci stanno aiutando, come anche i Paesi confinanti della regione e altri Paesi del mondo”, su tutti il Pakistan, “e per questo li ringraziamo”.
Chiedendo però un impegno ulteriore alla comunità internazionale. “Bisogna aumentare di molto gli sforzi, perché questo è un sisma devastante che non avveniva da decenni“.