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CRONACA NERA

Strage di Erba, Olindo Romano parla del padre: "Era autoritario, arrivammo alle mani e mi cacciò da casa"

"Arrivammo alle mani e mi buttò fuori casa", così Olindo Romano ricordava il padre durante un colloquio con Massimo Picozzi dopo la strage di Erba

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Mentre si attende la possibile revisione del processo per la strage di Erba, riemergono i documenti registrati nelle settimane successive alla mattanza. Tra questi c’è il colloquio di Olindo Romano con il criminologo Massimo Picozzi. Il 21 febbraio 2007 il netturbino confessò allo psichiatra il suo carattere turbolento sin dall’infanzia, quando rifiutava l’autorità del padre e per questo lo descrive come "autoritario".

Un temperamento sanguigno, il suo, che si manifestava specialmente negli anni dell’oratorio quando "non andavamo d’accordo con quelli del paese" e allora "giù botte" al punto che "il parroco, don Luigi, ci cacciava. Le liti erano presenti anche in casa. A tal proposito Olindo Romano racconta un episodio consumatosi tra le mura domestiche.

"La casa era vecchia e si era rotto un tubo dell’acqua", racconta il marito di Rosa Bazzi. "Mio padre si era messo dietro a scavare per cercare questa perdita". A quel punto arrivò il giovane Olindo, al quale il papà domandò di trattenersi per avere un aiuto. "Solo che io dovevo andar via", spiega Olindo Romano. Qualcosa si ruppe definitivamente, dal momento che "ci siamo presi anche alle mani" al punto che "mi ha buttato fuori di casa".

Fonte foto: IPA

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