Stefano Puzzer licenziato: perché il leader dei portuali di Trieste No Green pass ha perso il lavoro
Stefano Puzzer, leader dei "No Green pass" licenziato: il portuale pronto ad andare per vie legali
Stefano Puzzer licenziato. Il leader dei portuali di Trieste, nelle scorse ore, come lui stesso ha raccontato attraverso un video pubblicato sui social, ha ricevuto una raccomandata in cui gli è stato detto che il suo rapporto di lavoro sarà risolto a breve. “Sono insieme alla mia famiglia, che è tuttora al mio fianco. Sono tranquillissimo, sereno”, ha esordito Puzzer, una delle voci più polemiche dei “No Green pass”.
Puzzer ha aggiunto di aver ricevuto la lettera di licenziamento venerdì pomeriggio. “Alle 16.30 – ha narrato – sono arrivato a casa e ho trovato una raccomandata. Era della mia azienda, c’era scritto che sono stato licenziato. Era una cosa a cui sapevo che potevo andare incontro, ma la preoccupazione è tutta per la mia famiglia“.
E ancora: “Non voglio rendermi martire, sono orgoglioso di quello che ho fatto io, i miei colleghi, i cittadini di Trieste e i cittadini che sono venuti qui da tutta Italia. Sono fiero di essere stato coerente e di non essermi piegato al sistema. Sono fiero di aver detto il 15 ottobre “non andrò a lavorare finché l’ultimo dei miei colleghi non potrà lavorare”. Non giudico chi è rientrato. Vi metto solo al corrente che sono stato licenziato, una decisione dell’azienda contro cui mi batterò”.
Puzzer è stato raggiunto telefonicamente dal Corriere della Sera. “Colpire me significa colpire un simbolo. Non è la prima volta che succede, come documenta una sentenza dello scorso anno”, ha raccontato. Il portuale triestino, da 25 anni dipendente dell’Autorità portuale del capoluogo giuliano, ha spiegato che tutto ha avuto inizio sei anni fa, quando lui e altri lavoratori fondarono un nuovo sindacato.
“E questa – ha aggiunto – cosa non fu vista bene, arrivarono a mettermi un Gps sotto l’auto, per non parlare di quella volta che alterarono l’esame delle urine”. Puzzer ha raccontato che lui e altri suoi colleghi spostavano tonnellate di merci, ricordando che, come i conducenti dei mezzi pesanti, sono obbligati a fare test tossicologici di frequente.
Il leader “No Green pass” Stefano Puzzer porterà in tribunale l’Alpt
“Trovarono cocaina nelle mie urine – ha sostenuto -, io non mi sono mai drogato. Non mi sospesero dal lavoro, ma non potevo più guidare. Cominciai a fare un percorso di recupero assieme ad altri tossicodipendenti, finché arrivò un attestato che dimostrava che nell’urina non c’era l’enzima della cocaina, ma direttamente la sostanza, che quindi era stata aggiunta. Sto dicendo cose documentate. Io sono nel mirino da sei anni”.
Puzzer ha quindi dichiarato: “L’ho detto a ottobre e lo ribadisco adesso, sono fiero di essere stato coerente e di non essermi piegato al sistema. Sono fiero di aver detto il 15 ottobre “non andrò a lavorare finché l’ultimo dei miei colleghi non potrà lavorare”. Non giudico chi è rientrato. Vi metto solo al corrente che sono stato licenziato, una decisione dell’azienda contro cui mi batterò”.
Il portuale ha poi fatto sapere che assieme al suo avvocato porterà in tribunale l’azienda, l’Agenzia dei lavoratori portuali di Trieste (Alpt).
Il presidente dell’Alpl: “Puzzer licenziato ma non c’entrano le vicende politiche”
Dopo il messaggio di Puzzer, il presidente dell’Alpt, Francesco Mariani, ha fatto delle precisazioni: “La vicenda è legata strettamente al rapporto del lavoratore con la sua Agenzia, che deve essere improntato alla lealtà e al rispetto delle normative sanitarie e contrattuali, senza creare nocumento agli altri lavoratori portuali in termini di immagine e di concreta partecipazione alla attività lavorativa”.
Mariani ha poi rimarcato che il licenziamento di Puzzer “nulla ha a che vedere con vicende politiche sulle quali il lavoratore fa leva”. “Personalmente per il lavoratore provo affetto – ha proseguito il presidente dell’Alpt -. Quando Puzzer mi ha chiesto aiuto personale, economico, mi ha trovato disponibile. In qualità di presidente di Alpt devo però guardare a tutti i lavoratori, al loro salario, alle loro famiglie”.
“Ambizioni personali legittime di qualcuno non possono colpire, indebolire i lavoratori art.17 (quelli a chiamata) del porto e il porto di Trieste”, ha concluso Mariani. Già dallo scorso febbraio, infatti, l’Alpt aveva inviato più volte una serie di lettere di contestazione a Puzzer, consigliandogli di rientrare al lavoro, visto che il portuale era pure in possesso del Green pass, in quanto guarito dal Covid. Ma Puzzer negli ultimi 5 mesi non ha più lavorato.