Sindaca di Monfalcone contro il bagno vestiti dei musulmani, attacco ai turisti stranieri: "Inaccettabile"
La sindaca di Monfalcone si scaglia contro i bagnanti islamici che si tuffano in mare vestiti o con burqini: problemi di decoro, di igiene ed economici, dice
A Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, alcuni musulmani vanno al mare e fanno il bagno vestiti. E la cosa scatena le proteste della sindaca Anna Maria Cisint per motivi di “decoro” e “igiene”, ma anche perché potrebbe turbare i turisti e spingerli ad andare altrove.
- Sindaca di Monfalcone contro quelli che fanno il bagno vestiti
- Anna Maria Cisint e il rischio islamizzazione
- La sindaca denuncia rischi econimici
- Guerra al burqini, le reazioni delle opposizioni
Sindaca di Monfalcone contro quelli che fanno il bagno vestiti
Anna Maria Cisint, dal 2016 prima cittadina dietro le insegne di Lega per Salvini Premier, si scaglia contro le abitudini di alcuni bagnanti (soprattutto donne) che frequentano le locali spiagge di Marina Julia e Nova coperti nel rispetto dei precetti islamici.
Cisinit ha scritto una lettera aperta per stigmatizzare “il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti”. Al momento però non è stata emanata alcuna ordinanza.
Fare il bagno vestiti, o indossare un burqini, per la sindaca è “una pratica che sta determinando sconcerto nei tanti bagnanti e in coloro che affollano le spiagge” del luogo ingenerando “insopportabili conseguenze dal punto di vista della salvaguardia del decoro di questi luoghi”.
Anna Maria Cisint e il rischio islamizzazione
Questione fondamentale, per la sindaca, è evitare “forme di ‘islamizzazione’ del nostro territorio”.
Le pratiche degli islamici in spiaggia sarebbero destinate a causare il “capovolgimento di ogni regola di convivenza sociale“.
La sindaca denuncia rischi econimici
Il punto, sostiene la sindaca, è che tali pratiche rappresentano un rischio anche dal punto di vista economico: sono stati investiti molti soldi pubblici per la riqualificazione dei luoghi, che oggi attirano migliaia di turisti.
Dunque la presenza di islamici che fanno il bagno vestiti potrebbe turbare la vocazione turistica delle spiagge monfalconesi.
Ma la questione si porrebbe anche sotto il profilo dell’ordine pubblico: la crescente presenza in città di donne “con il burqa, con la integrale copertura del viso che impedisce ogni identificazione ed è evocativo di una visione integralista” fa parte “della volontà di non rispettare regole e norme dei Paesi di arrivo”.
“L’amministrazione comunale – aggiunge Anna Maria Cisint – non può consentire che si sviluppi ‘una città nella città’ con regole diverse dalle leggi vigenti nel nostro Paese e dal comune sentire della stragrande maggioranza dei nostri concittadini”.
La massiccia presenza di stranieri, dice la sindaca, crea danni anche sul fronte produttivo, con fenomeni di “dumping” e “subappalti” che scaricano “sul territorio le relative conseguenze di carattere sociale, sanitario, abitativo, scolastico e occupazionale”.
Guerra al burqini, le reazioni delle opposizioni
Da Alleanza Verdi Sinistra, Alleanza Verdi Sinistra Possibile e Possibile Udine arrivano critiche ad Anna Maria Cisint, accusata di disinteressarsi “dei diritti dei lavoratori, italiani e stranieri, nei cantieri Fincantieri e nei relativi subappalti”.
“In Italia, Paese democratico, si può fare il bagno come si vuole. Se non le va bene, cambi Paese”, conclude la nota.