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Sardine, coordinatore calabrese minacciato dalla 'ndrangheta

Il movimento: "Ci uniamo alle parole di Filippo, ci impegneremo contro tutte le mafie e gli estremismi politici"

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Hai firmato la tua condanna“. Con queste parole Filippo Sorgonà, coordinatore delle Sardine di Reggio Calabria, è stato minacciato di morte per la seconda volta. Lo rende noto l’Ansa.

“Un mese fa gli hanno bruciato due ettari della sua azienda agricola”, ricorda in una nota il movimento 6000 Sardine. “Da sempre – prosegue – Sorgonà è stato impegnato a combattere con determinazione e alto senso civile ed etico la lotta alla mafia calabrese, la ‘ndrangheta“.

“Le scritte di cui parlo – afferma Sorgonà – sono facilmente riconducibili a una sigla politica. Ieri, oggi e domani sarò sempre dalla stessa parte a combattere per giustizia e libertà“.

Nell’anniversario della strage di Capaci – conclude – avrei voluto scrivere altri post per rinnovare l’impegno a questa sacra memoria”.

Alle parole di Filippo, chiosa la nota, “tutte le Sardine italiane si uniscono e senza se e senza ma, con maggior determinazione, ci impegneremo contro tutte le mafie e gli estremismi politici“.

Minacce alle Sardine, parla il sindaco di Reggio Calabria

“Filippo è una brava persona, pura, genuina, generosa – ha scritto il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, su Facebook -. Ieri dei balordi vigliacchi hanno scritto questo su un muro vicino casa sua a Ortì: ‘Firmasti a to cundanna’, ironia del destino proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci“.

Il primo cittadino ha sottolineato come “la stragrande maggioranza di questa città è con te. È con te la città che conosce il sacrificio, le difficoltà, la fatica, la paura; ma anche il coraggio, la speranza, l’ostinazione, la voglia di non arrendersi e non indietreggiare mai. Reggio, questa Reggio, è al tuo fianco”.

Lunedì, ha promesso Falcomatà, “insieme alla giunta e ai consiglieri visiteremo il tuo Museo della Seta. Dovremmo farlo tutti, sarebbe il modo migliore per dire da che parte stiamo, per dire che a noi queste sentenze di condanna fanno solo ridere e anche per conoscere un pezzo importante della storia della nostra città. Per dire soprattutto che Reggio è un’altra cosa, che noi siamo un’altra cosa“.

Fonte foto: Ansa

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