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Rischio di "glaciazione demografica" per il Nord Italia: 2,3 milioni di residenti spariranno entro il 2040

Secondo un recente studio, per il Nord Italia si prospetta il rischio concreto di una "glaciazione demografica": 2,3 milioni di residenti in meno entro il 2040

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Alberto Cantoni

GIORNALISTA

Giornalista professionista. Scrive di cronaca e attualità, ma le passioni più grandi sono la tecnologia e l’innovazione. Dopo una laurea in Comunicazione e un master in Giornalismo muove i primi passi nelle redazioni di alcune testate nazionali tra Milano e Roma. Attualmente collabora con diverse realtà editoriali.

L’Italia e in particolare le regioni del Nord vedono prospettarsi all’orizzonte il rischio di una “glaciazione demografica“. La previsione, quasi distopica, emerge da un recente studio della Fondazione Nord Est, che ha rielaborato i dati demografici Istat 2023. Secondo i numeri, questo fenomeno porterà entro il 2040 un saldo negativo, rispetto all’attuale, di 2,3 milioni di residenti nell’Italia settentrionale.

Il Nord Italia e il rischio di “glaciazione demografica”

Senza nuove migrazioni o una decisa inversione nelle nascite, questa “glaciazione demografica” provocherà da qui al 2040 un calo della forza lavoro, un minor mercato interno, quindi più bassi consumi e investimenti inferiori.

Come riportato da Ansa, sarà soprattutto il Nord Italia a farne le spese. Entro il 2040, infatti, il Settentrione registrerà un saldo negativo di 2,3 milioni di residenti rispetto all’attuale.

Secondo lo studio, la Regione che subirà maggiormente questo fenomeno sarà la Lombardia (-673mila abitanti)

Si passerà quindi dai 27,4 milioni di abitanti del 2023 a 25,1 milioni.

Le Regioni a maggiore rischio

Gli effetti del fenomeno, sottolinea Fondazione Nord Est, si vedranno soprattutto in Lombardia (-673mila abitanti), Piemonte (-493mila) e Veneto (-387mila). Nel Nord-est la riduzione sarà di 939mila persone, nel Nord-ovest di 1,4 milioni.

La discesa assoluta sarà fin da subito rapida: -143mila unità all’anno nei prossimi 7 anni nel Nord Italia; poi si attenuerà a -133mila nei successivi 10.

Il minor scarto nella seconda parte del periodo si spiega con l’ipotesi “eroica” – così definita nello studio – di un aumento delle nascite annue. Ovvero un salto di 11mila unità tra il 2023 e il 2030, e di 23mila tra il 2023 e il 2040.

Senza tale aumento, con la natalità inchiodata ai valori 2023, la discesa accelererebbe ulteriormente, aggiungendo alla diminuzione altre 385mila persone.

Gli effetti sull’economia e sulla società

Gli effetti territoriali ed economici, inutile dirlo, saranno notevoli. La diminuzione della popolazione non sarà uniforme: saranno i centri più remoti ed isolati, con minori servizi e più basse prospettive di lavoro e vita sociale, a soffrire maggiormente.

Meno abitanti significherà minore mercato interno, dunque più bassi consumi ma anche investimenti inferiori.

Il mercato immobiliare subirà un forte contraccolpo, così come i consumi in generale: meno spese rivolte ai neonati, più ausili sanitari per le persone anziane.

Fonte foto: 123RF

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