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Riportare in vita il dodo: una società vuole ricreare l'uccello scomparso 500 anni fa con la "de-estinzione"

L'azienda di biotecnologia e ingegneria genetica americana vuole resuscitare il leggendario volatile estinto nel 17esimo secolo

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Claudio Carollo

GIORNALISTA

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di cronaca e attualità economico-politica, interessandosi nel tempo di tematiche sociali e sport. Ha collaborato con diverse testate nazionali, con esperienze anche in radio.

L’ultimo esemplare di dodo è stato visto nel 17esimo secolo ma una società di biotecnologia e ingegneria genetica sostiene di poterlo riportare in vita tramite la “de-estinzione”. È la missione della Colossal Biosciences di Boston, azienda statunitense che sta scatenando il dibattito scientifico sull’effettiva possibilità di ricreare una specie che non esiste più e quello etico sul ricreare un essere vivente.

Il progetto

Fondata due anni fa e già a lavoro in altri progetti simili, come quello di ricreare altre specie sparite dalla faccia della Terra come la tigre della Tasmania e il mammuth, la Colossal Biosciences ha comunicato un investimento di 150 milioni di dollari per resuscitare il dodo.

Le ultime apparizioni di questo uccello risalgono tra il 1662 e il 1681, dopo che i colonizzatori olandesi e portoghesi sbarcarono sull’isola di Mauritius portando con loro specie antagoniste come cani e gatti, distruggendo così l’habitat naturale del volatile.

“La preistoria c’è già stata, ma non è mai stata riportata in vita dalla scienza” è il motto dell’azienda statunitense, guidata dal co-fondatore e amministratore delegato Ben Lamm, il quale sostiene la bontà dell’iniziativa, che potrebbe aiutare a sviluppare tecnologie per proteggere altri animali minacciati dal cambiamento climatico.

L’ambiziosa missione è stata finora impossibile, soprattutto perché non è possibile trovare Dna vitale di specie estinte: la maggior parte dei progetti di riproduzione punta a ricreare un “proxy” di un animale estinto modificando il genoma di una specie vivente strettamente correlata, per poi replicare il genoma della “specie bersaglio”.

Uno scheletro di dodo al museo di storia naturale di Londra

“È senza dubbio un animale iconico, ma non si capisce l’utilità del progetto”, commenta sul Guardian il professor Ewan Birney, direttore dello European Molecular Biology Laboratory, “meglio concentrarsi sulle specie esistenti, prima che si estinguano”

Cos’è il dodo

Il dodo era alto fino a 50 centimetri con un becco pronunciato e si cibava e nidificava al suolo perché le sue piccole ali non gli permettevano di alzarsi in volo.

Il leggendario volatile delle isole Mauritius si è estinto circa 500 anni fa, ma è entrato nell’immaginario collettivo attraverso romanzi, film e videogiochi, forse per la sua forma curiosa, ed è diventato uno dei simboli dell’impegno per la salvaguardia delle specie animali.

L’uccello viene citato in diverse opere da Alice nel paese delle meraviglie  di Lewis Carrol a Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain, da i romanzi di Thomas Pynchon e a quelli di J.K. Rowling, e fa la sua apparizione anche nel film animato L’era glaciale e in una serie tivù ispirata ai Pokemon.

Fonte foto: 123RF

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