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Ricky Gianco e Adriano Celentano, l'accusa al Molleggiato di avergli rubato la canzone: "Non lo sento da anni"

Ricky Gianco ricorda Adriano Celentano e i tempi del Clan, definito una sorta di "corte" con un "sovrano". Le tensioni fra i due per la canzone "Pregherò"

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Ricky Gianco, prolifico autore e cantante di brani entrati nella storia della musica, ha recentemente ripercorso la sua tormentata relazione artistica con Adriano Celentano e ha accusato il Molleggiato di avergli soffiato una hit da sotto al naso: “Pregherò”. “Avrei dovuto interpretarla io e invece dopo due mesi che faceva il nebuloso mi disse che l’avrebbe incisa lui”, ha dichiarato Gianco.

Chi è Ricky Gianco

Ricky Gianco (Riccardo Sanna) ha 81 anni ed è nato a Lodi il 18 febbraio 1943. È cantautore, musicista e produttore discografico. Viene considerato uno dei padri del rock ‘n’ roll italiano. La sua prima esibizione avvenne a Varazze nel 1954. Ha composto canzoni come “Sei rimasta sola”, “Pietre”, “Pugni chiusi” e “Il vento dell’Est”.

Ricky Gianco ha raccontato a La Stampa la sua passione per il rock e i suoi anni con Celentano. “Sempre stato un ribelle, fin da bambino”, assicura.

Milano, 7 dicembre 2019 – Ricky Gianco riceve l’Ambrogino d’oro.

Il rock per lui “era un calcio alla cultura ottocentesca che pervadeva il nostro Paese. Allora non lo conosceva quasi nessuno: per ascoltarlo dovevi sintonizzarti (a fatica) su Radio Luxembourg e per i dischi andare a Lugano. La versione originale di ‘Pregherò’ l’avevo scoperta così”.

Gli anni del Clan di Celentano

Gianco è stato tra i fondatori del Clan di Adriano Celentano, ma la sua fu una breve esperienza: “Non era un clan, era una corte con un sovrano. E a me non piaceva affatto essere il cortigiano anche se di un genio assoluto come Adriano”.

“Dopo un anno e mezzo mollai: voleva che passassimo l’estate con lui mentre girava un film. Avevo la mia vita, una fidanzata e un’auto nuova… E poi per fare cosa? Stare a guardarlo come quando giocava a biliardo e ci voleva tutti lì? Io volevo fare, viaggiare, andare in Inghilterra o in America dove la musica ‘avveniva’, mica passare il mio tempo al bar sotto casa”, spiega.

Il caso della canzone “Pregherò”

Un altro motivo di attrito con Celentano avvenne a causa della canzone “Pregherò“, riadattamento in italiano di “Stand by Me” di Ben E. King. “Avrei dovuto interpretarla io, e invece dopo due mesi che faceva il nebuloso mi disse che l’avrebbe incisa lui”, ricorda Ginco.

“Io avrei fatto il seguito, ‘Tu vedrai’: ‘Io vendo milioni di copie: anche il tuo disco andrà benone’. Un gran paraculo: una canzone come un film, con un sequel”, commenta il cantautore. “Malgrado tutto gli voglio bene, ma non lo vedo né sento da anni. Altri ex non l’hanno mai perdonato”. “Gli devo molto per altro: il successo al Cantagiro del 1962, per esempio”, aggiunge Gianco.

Fra le persone con le quali Celentano ha avuto rapporti tormentati si ricorda ad esempio Teo Teocoli.

Il caso del “sequestro” in camerino

E proprio al Cantagiro del 1962 avvenne un fatto particolare: “Adriano aveva finto un incidente e aveva passato a me la sua canzone, ‘Stai lontana da me’. I melodici Teddy Reno, Claudio Villa e Luciano Tajoli mi tesero un agguato con processo: chi avevamo corrotto perché io, uno sconosciuto, fossi così votato?”.

Gianco riuscì però a liberarsi: “Riuscii a fuggire e a esibirmi. Loro si presentarono chi invocando una raucedine, chi in pieno agosto avvolto in una sciarpona di lana, chi trascinandosi sul palco a fatica. Che tristezza”.

Fonte foto: IPA/ANSA

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