Referendum cannabis: cosa chiede il quesito e cosa succede ora
Tutto sulla raccolta di firme che ha superato la soglia del mezzo milione in pochi giorni. Referendum cannabis: cosa sapere e cosa succede ora
La proposta di un referendum sulla cannabis ha raggiunto in tempo record l’obiettivo delle 500mila sottoscrizioni, necessarie ad accedere alla parte successiva dell’iter in vista del voto. Comunque vada a finire, non sarà questa l’ultima volta che si sentirà parlerà dell’istituto giuridico di partecipazione popolare e del possibile esito di un tema molto divisivo, non soltanto in Italia.
Per avere ben presente il punto della situazione, anche durante i prossimi aggiornamenti, può essere necessario ripercorrere alcuni aspetti di quella che, al momento, è soltanto una proposta, ma che, tra alcuni mesi, potrebbe trasformarsi in una vera e propria chiamata alle urne.
E quindi: in cosa consiste la proposta di referendum? Come è stato possibile raccogliere così tante firme in pochi giorni? Quali saranno le tappe successive in vista del voto? Ecco tutto quel che c’è da sapere sul referendum sulla cannabis.
In cosa consiste il referendum sulla cannabis
Sul sito web referendumcannabis.it è ancora possibile dare impulso all’iniziativa referendaria tramite la propria sottoscrizione. È anche possibile donare una somma di denaro, che gli organizzatori dicono essere necessaria per consentire la firma digitale alle persone interessate o garantire loro tutte le informazioni riguardanti firma digitale stessa. Al momento, sono stati raccolti 174.444 euro, rispetto a un obiettivo di 500.000 euro.
“Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope”, spiegano gli organizzatori, “è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe”.
Ci si propone quindi di “depenalizzare” la coltivazione di qualsiasi sostanza, nel caso in cui la coltivazione avvenga a scopo di utilizzo personale, e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis. Inoltre, “il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa”.
SONDAGGIO – Legalizzazione della cannabis, sei d’accordo o contrario?
Come è stato formulato e cosa significa il quesito depositato per il referendum
Il quesito, così come pubblicato online dai promotori, è così formulato:
“Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, avente ad oggetto ‘Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza’, limitatamente alle seguenti parti: articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso ‘coltiva’; articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole ‘la reclusione da due a 6 anni e’; articolo 75, limitatamente alle parole ‘a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;’?
Si tratta di una formulazione giuridicamente valida ma allo stesso tempo un po’ criptica, soprattutto nelle parti riguardanti “qualsiasi sostanza” e la sospensione della patente di guida. Effettivamente, la proposta dei promotori è meno permissiva di quanto possa sembrare a un primo momento: ad esempio non depenalizza tutte le sostanze stupefacenti né prevede che si possa guidare sotto effetto delle stesse.
In particolare, e rispetto alla parte sulla patente di guida, è bene sottolineare che il referendum non punta all’eliminazione della sanzione amministrativa per la guida in stato di alterazione psico-fisica indotta dall’uso di sostanze stupefacenti. L’ammenda – fino a 6mila euro, – l’arresto – fino a un anno – e la sospensione della patente per chi si mette al volante dopo aver assunto della cannabis restano. Invece il referendum punta a eliminare la sanzione amministrativa legata al solo possesso, che per il momento sussiste “anche se al momento della contestazione il soggetto non si trova alla guida e a prescindere dal fatto che l’abbia effettivamente consumata”.
Allo stesso tempo i promotori chiariscono che la loro proposta non legalizza tutte le droghe. “Le fattispecie di produzione, fabbricazione e detenzione illecita rimangono e possono essere applicate anche al coltivatore che produce ai fini di spaccio”, scrivono. E per quanto riguarda le sostanze diverse dalla cannabis: “Vale la pena”, si legge sul sito dell’iniziativa, “di ricordare inoltre che, ad eccezione delle infiorescenze di cannabis (e dei funghi), tutte le altre sostanze stupefacenti richiedono necessariamente passaggi successivi affinché la sostanza possa essere consumata, attività queste che continuano ad essere punite all’articolo 73”.
Referendum sulla cannabis, una raccolta firme digitale
Il successo dell’iniziativa è stato possibile anche dal fatto che, dallo scorso anno, è possibile raccogliere online le firme da allegare a una proposta di referendum. Chi intende supportare un’iniziativa referendaria può infatti autenticarsi con lo SPID e apporre la propria firma digitale subito dopo l’autenticazione. Insomma, niente più banchetti nelle piazze o all’ingresso e all’uscita delle stazioni o delle fermate della metropolitana: la raccolta delle adesioni di fa su internet. Il nuovo sistema ha evidentemente incoraggiato la campagna: il cosiddetto quorum, la soglia di mezzo milione di firme, è stato superato in soli sette giorni.
Referendum cannabis, cosa succede adesso
Sicuramente quella di chiamare i cittadini a esprimersi su una materia delicata e ampiamente stigmatizzata da alcuni settori della società, è una scelta che farà molto discutere. Man mano che ci si avvicinerà al voto, un esito d’altra parte non ancora scontato, anche la politica vorrà dire la sua, entrando a gamba tesa in un dibattito che si preannuncia concitato.
Quali sono i prossimi passi dell’iter verso la consultazione? Eccoli: innanzitutto, le firme e il quesito referendario dovranno essere verificati autenticati dagli organi deputati alla validazione in materia di referendum popolari: si tratta della Corte Costituzionale e dalla Cassazione. In caso di esito positivo, il referendum per la legalizzazione della cannabis avrà corso: tutti i cittadini saranno chiamati a dire la propria, ma l’esito della consultazione sarà da considerarsi valido solo nel caso in cui, ai seggi, si recherà la metà più uno dei cittadini italiani.
Vale la pena ricordare che, spesso, chi è contrario al quesito referendario preferisce non andare a votare, nella speranza di sommare la propria scelta alla non-iniziativa degli astenuti, puntando quindi a invalidare l’esito del referendum, anche se favorevole alla legalizzazione.