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Processo Ream, Appendino condannata a sei mesi per falso

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata a sei mesi nell'ambito del processo Ream

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata a sei mesi nell’ambito del processo Ream. Ne dà notizia l’Ansa. Stessa condanna per l’assessore comunale al Bilancio, Sergio Ronaldo. Otto mesi, invece, per l’ex capo di Gabinetto Paolo Giordana.

“Porterò a termine il mio mandato da sindaca. Come previsto dal codice etico mi autosospenderò dal Movimento 5 stelle“. Queste le parole della sindaca.

Nell’ambito del processo Ream la sindaca di Torino Chiara Appendino è stata riconosciuta responsabile di una imputazione di falso ideologico. Sono invece cadute due accuse di abuso in atti di ufficio e una seconda di falso.

Il processo si riferisce alla mancata posizione al primo bilancio dell’amministrazione di un debito di 5 milioni maturato dalla Città nei confronti della società Ream. I pm avevano chiesto per la sindaca un anno e due mesi. Falso ideologico in atto pubblico e abuso d’ufficio le accuse nei confronti della prima cittadina e del suo assessore.

Appendino condannata,  il post su Facebook

“Come è evidente anche dalle carte processuali, non ho tratto alcun vantaggio personale, anzi: l’accusa, nella sostanza, era di aver ingiustamente ‘avvantaggiato’ il Comune”. Lo scrive su Facebook, commentando la sua condanna a sei mesi nel processo Ream, la sindaca Appendino, che ribadisce: “Ricorrerò in appello, certa della mia innocenza e della mia assoluta buona fede”. “Non ho mai avuto alcun problema a risanare un bilancio ‘disastrato’ come quello ereditato anche con manovre impopolari”, prosegue Appendino che, riferendosi al debito nei confronti di Ream, rileva che “questa cifra, definita dal perito ‘peanuts’ noccioline (parliamo di meno dello 0,4% del bilancio dell’Ente), poteva anche essere inserita nel bilancio 2016, senza portare in dissesto l’ente, sempre a detta dei periti. Non avrei mai avuto, dunque, il movente per commettere intenzionalmente il falso”.

La sindaca spiega dunque che “semplicemente, in un quadro normativo molto complesso e in una situazione definita dai periti ‘unicum’, ‘peculiare’ e ‘eccezionale’, abbiamo scelto di imputarla al 2018 perché ritenevamo fosse la scelta giusta da fare alla luce delle informazioni in nostro possesso e degli accordi intercorsi. Se è stato fatto questo errore, ribadisco che è stato fatto in assoluta buona fede e senza alcuna volontarietà di commettere il falso”.

Fonte foto: ANSA

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