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Preso a manganellate fino al coma e reso invalido al 100%: l'intervista a Paolo Scaroni dopo i fatti di Pisa

Paolo Scaroni nel 2005 è stato preso a manganellate fino a essere ridotto in coma, ora è invalido al 100%: “Di fronte alle immagini di Pisa ho rivissuto quei momenti”

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Angela Gennaro

GIORNALISTA

Giornalista, podcaster e videomaker, lavora per realtà editoriali nazionali. Fa parte di Lost in Europe dal 2019, su Virgilio Notizie si occupa di diversi temi di attualità e interviste, spaziando dagli Esteri all'Economia, con un'attenzione particolare ai temi di diritti e di genere.

In 20 anni non è cambiato niente”. Era il 24 settembre 2005 quando Paolo Scaroni, giovane tifoso del Brescia, era andato a vedere la partita fra Hellas Verona e la sua squadra. “E lì è successo il disastro”, racconta. Ha denunciato di essere stato vittima di una violenta aggressione delle forze di polizia che lo ha tenuto in coma per i due mesi successivi, rendendolo invalido al 100% per tutta la vita. L’intervista concessa a Virgilio Notizie dopo i fatti di Pisa che gli hanno fatto “rivivere quei momenti”.

La campagna di Amnesty sui numeri identificativi degli agenti

In tutti questi anni, Paolo Scaroni non è riuscito ad avere giustizia: impossibile far emergere i nomi di coloro che lo hanno aggredito, manganellato e ridotto in fin di vita. Nulla che li abbia potuti identificare.

“Quanto accaduto a Paolo conferma, ancora una volta, come una maggiore trasparenza non possa che facilitare l’accertamento delle responsabilità e prevenire episodi gravissimi come questo, oltre che accrescere la fiducia complessiva nell’operato degli agenti”, spiega Amnesty International, che da tempo porta avanti una campagna per l’introduzione di ogni strumento, a partire dai codici identificativi alfanumerici sulle divise, per tutte le forze di polizia: per avere la possibilità di individuare i responsabili di aggressioni fuori controllo.

Paolo Scaroni

Numeri identificativi nel resto d’Europa: quali Paesi li adottano

Una strada, d’altro canto, percorsa dalla stragrande maggioranza dei Paesi europei:

  • Belgio
  • Bulgaria
  • Croazia
  • Danimarca
  • Estonia
  • Finlandia
  • Francia
  • Grecia
  • Irlanda
  • Lettonia
  • Lituania
  • Malta
  • Polonia
  • Portogallo
  • Regno Unito
  • Repubblica Ceca
  • Romania
  • Slovacchia
  • Slovenia
  • Spagna

Mancano all’appello, oltre all’Italia, anche:

  • Austria
  • Cipro
  • Lussemburgo
  • Olanda

L’intervista a Paolo Scaroni dopo i fatti di Pisa

Scaroni, che effetto le hanno fatto le immagini delle manganellate sul corteo studentesco di Pisa? 

“Un effetto molto forte. Mi sono sentito un peso sul cuore, davvero. Ho rivissuto quei momenti, ho rivissuto quello che è successo anche a me tanto tempo fa. E penso che la violenza da parte della polizia, nonostante siano passati 20 anni da allora, rimane sempre invariata. Una violenza assolutamente ingiustificata. Sono 20 anni che mi batto per l’introduzione dei codici identificativi in Italia, senza che cambi nulla”.

Perché? In 20 anni molti casi hanno acceso i fari sulla questione della trasparenza dell’operato delle forze di polizia

“Ci sono stati tanti casi anche in contesti diversi, è vero. Ma secondo me l’atmosfera è peggiorata. C’è un senso di impunità crescente”.

Siamo di fronte solo a casi isolati in corso di valutazione e non è mai intervenuto alcun cambio di strategia in senso più restrittivo della gestione dell’ordine pubblico”, dice il ministro Piantedosi dopo i fatti di Pisa. E sarebbero in corso verifiche su 15 poliziotti. Ci sarà secondo lei un’individuazione delle responsabilità in quella piazza?

“Ci credo molto poco”.

Perché i codici identificativi contribuirebbero a cambiare le cose? 

“L’introduzione di codici alfanumerici rappresenterebbe un segnale fortissimo e ridurrebbero il ricorso alla forza e ad aggressioni ingiustificate da parte delle forze di polizia. Quando degli agenti intervengono in tenuta antisommossa, ricordiamocelo, sono completamente irriconoscibili, con casco oscurato e a volte lo scudo. E la fanno sempre franca, come nel mio caso: c’era un testimone oculare del mio pestaggio, ma in sede giudiziaria non è bastato. Sette persone inquisite, e nessuno ha pagato. La polizia in tenuta antisommossa non è identificabile”.

I sindacati di polizia dicono no ai codici perché renderebbero ulteriormente gli agenti dei target. C’è un’apertura sulle bodycam, però.

“Sulle bodycam non ho giudizi. Ma ragionando, penso che quei filmati correrebbero poi il rischio di poter essere modificati all’occorrenza. I video del mio pestaggio, per esempio, sono stati abilmente tagliati”.

Di chi sono le responsabilità, in casi del genere? Di “schegge impazzite” o del sistema?

“Gli ordini vengono dall’alto. Penso appunto ai miei filmati”.

Ha fiducia in un rilancio della campagna per l’introduzione di codici identificativi? 

“Continueremo a lottare. Ma francamente la vedo molto dura”.

Fonte foto: IPA

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