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Papà licenziato per aver preso 3 giorni di congedo parentale vicino Perugia: reintegrato dal giudice

Un papà è stato licenziato dall'azienda per la quale lavorava come operaio per aver preso 3 giorni di congedo parentale: il giudice ha condannato il datore di lavoro

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Un papà è stato licenziato per aver preso 3 giorni di congedo parentale. L’uomo intendeva restare solo pochi giorni in casa per occuparsi della figlia piccola, così da agevolare il rientro al lavoro della moglie infermiera. Il giudice ha ordinato il suo reintegro e ha condannato il datore di lavoro al pagamento delle mensilità perse.

Padre licenziato per il congedo parentale

Il protagonista di questa storia che arriva dalla provincia di Perugia è un operaio in servizio presso un’azienda a partire dal 2019.

I fatti risalgono a novembre 2022, quando l’uomo aveva richiesto un congedo parentale di 3 giorni. Secondo quanto riportato dalla pagina umbra de Il Messaggero, il mese successivo l’azienda emise una “contestazione di addebito disciplinare” nei suoi confronti.

La contestazione dell’azienda

Secondo l’addebito, l’operaio avrebbe accompagnato e poi ripreso la figlia di 2 anni e mezzo all’asilo nido, ma facendo anche una “breve sosta” al bar, la spesa al supermercato e trascorrendo “il resto del tempo in casa”.

Tali comportamenti per l’azienda sarebbero stati “incompatibili con la funzione del congedo”. L’operaio è così stato sospeso poco prima di Natale, per poi venire licenziato.

Secondo il decreto legislativo 151 del 2001, il padre lavoratore, dalla nascita del figlio ha diritto a un “periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi“.

Il giudice della sezione Lavoro del tribunale civile di Perugia ha stabilito che il congedo parentale sia stato “destinato a incombenze necessarie per la cura della famiglia e della prole, come quelle del riassetto della casa, alla preparazione dei pasti, anche nella prospettiva di un’agevolazione della madre per la ripresa dell’attività di lavoro”.

Tornare in azienda o accettare 15 mesi di stipendio

Il giudice del lavoro ha deciso per il reintegro sul posto di lavoro dell’operaio e per il pagamento delle 13 mensilità di stipendio perse, oltre ai contributi.

Ora l’operaio è di fronte a un’alternativa: accettare di ritornare sul posto di lavoro, oppure convertire il reintegro nel pagamento di ulteriori 15 mensilità, oltre alle 13 già disposte dal magistrato.

Fonte foto: 123RF

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