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Omicidio Eros Di Ronza a Milano, l'esito dell'autopsia: la furia delle forbiciate, quante quelle fatali

Omicidio di Eros Di Ronza a Milano, eseguita l'autopsia: il 37enne è stato colpito con 44 forbiciate

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

L’omicidio di Eros Di Ronza a Milano è stato compiuto con 44 forbiciate. Dunque di più di ciò che è emerso inizialmente (si era parlato di 36 fendenti). È quanto emerso nelle scorse ore dall’autopsia effettuata sul corpo della vittima.

Milano, omicidio di Eros Di Ronza: gli esiti dell’autopsia

Secondo quanto scoperto tramite l’esame autoptico, il 37enne è stato raggiunto da 44 forbiciate. Due quelle mortali: una inferta al cuore, l’altra al collo. Quest’ultima gli avrebbe reciso la giugulare.

Le analisi hanno inoltre mostrato ecchimosi compatibili con la caduta a terra e la frattura delle costole.

Eros Di Ronza

Eros Di Ronza, la mattina di giovedì 17 ottobre, ha tentato di rubare in un bar-tabaccheria che ha sede in via Giovanni da Cermenate.

Chi sono gli autori dell’omicidio

I gestori lo hanno scoperto e, in preda alla furia, lo hanno ucciso infliggendogli una marea di forbiciate. A commettere il delitto due uomini cinesi, Shu Zou, 30 anni, e lo zio Liu Chongbing, 49.

Nei giorni scorsi la gip di Milano Tiziana Gueli ha disposto la scarcerazione per Zou e Chongbing, rispettivamente nipote e marito della donna titolare dell’esercizio commerciale. Per i due non è stata riconosciuta la legittima difesa.

Perché i due cinesi sono stati scarcerati

La gip ha invece confermato l’accusa di omicidio volontario. Al momento i due cinesi sono agli arresti domiciliari.

Perché non in una prigione? Perché secondo la giudice l’omicidio è maturato in un “contesto particolare”. Gli aggressori avrebbero manifestato sì una spropositata “rabbia e frustrazione”, ma solamente dopo aver assistito all’ultimo furto nel loro bar.

È chiaro che i due indagati – ha proseguito Gueli – non hanno saputo gestire quest’emozione negativa con la necessaria lucidità e razionalità lasciando che prendesse il sopravvento”.

“Lo stato di choc in cui sono stati trovati dalla polizia testimonia però la presa di coscienza e la disperazione per la commissione di un gesto così grave che forse loro stessi non ritenevano possibile”, ha concluso la gip.

Fonte foto: ANSA/Facebook

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