Nuovo Dpcm, la reazione di Zaia: cosa manca secondo le Regioni
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha commentato l'ultimo Dpcm firmato dal premier Conte contestando il mancato confronto con le Regioni
“Mi spiace constatare che anche questa volta non siamo riusciti a costruire un provvedimento con il governo“. Così il presidente del Veneto Luca Zaia commentando in una intervista al Corriere della Sera il nuovo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte che introduce una serie di limitazioni per il periodo delle feste natalizie. Secondo il leghista il governo ha fatto tutto da solo.
“Pensavo che si sarebbe potuto lavorare insieme”, ha detto, “invece la musica è stata la stessa di sempre: il governo ci convoca, arriva un testo preconfezionato, lo approvano. La nostra voce, non c’è”.
Zaia ha ricordato la delusione espressa dai governatori al termine della Conferenza Stato-Regioni prima dell’approvazione del decreto, in particolare sul divieto di spostamento tra comuni a Natale e Capodanno: “Se tutti i presidenti di Regione, con firma di Bonaccini, hanno avuto da ridire, una ragione ci sarà. Per me, il sistema migliore è il lavorare su bozze. Io la bozza l’ho ricevuta ieri alle 2.30 del mattino con la richiesta di un parere entro ieri a mezzogiorno”.
Secondo Zaia è sbagliato parlare di irresponsabilità delle Regioni, sottolineando che con il Veneto in zona gialla “ho adottato autonomamente provvedimenti restrittivi unici a livello nazionale: chiusura di tutti i negozi la domenica, negli altri giorni un solo cliente ogni 20 metri quadri, chiusure delle medie e grandi strutture di vendita”.
Nuovo Dpcm, cosa manca secondo Zaia
Il presidente del Veneto ha spiegato che le Regioni sono contrarie in particolare al divieto di spostamento tra comuni il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, senza deroghe. Perché non si possono mettere sullo stesso piano grandi e piccoli comuni.
“Se il presupposto – ha detto – è la sanità pubblica, il confronto tra un comune di poche centinaia di abitanti e uno da tre milioni come Roma, non regge: chiudi tutto, ma ci sono recinti da tre milioni di persone”.
“Penso agli anziani: sono da tutelare al massimo, ma nei comuni piccoli saranno in casa da soli a vedere in televisione gli assembramenti nelle città”.
Inoltre secondo Zaia nel nuovo Dpcm manca una “dichiarazione di guerra agli assembramenti di ogni genere e specie. In maniera sistematica, cosa che di certo non facciamo chiudendo i confini comunali tre giorni”.
Nuovo Dpcm, l’iportanza del confronto con le Regioni
Zaia ha affermato che l’ultimo Dpcm “per nessun governo sarebbe facile da scrivere“. E “senza le Regioni, è ancora più difficile”. Perché “entra nel periodo delle festività, del picco influenzale in arrivo a gennaio, della campagna vaccinale più grande di sempre”.
“Ma – ha spiegato – se la vicenda Covid arriverà fino ad aprile e pensiamo di gestirla con Dpcm e ordinanze, temo che l’insofferenza dei cittadini diventi grande. A marzo andavamo sui balconi a cantare ‘andrà tutto bene’, avevamo paura di morire. Ora, sembra ormai che il Covid sia un problema di chi è in ospedale”.
Per questo è necessario un maggior coinvolgimento delle autorità locali: “Va riscritto un grande patto sociale“. E, ha aggiunto, occorre anche “una campagna di informazione importante”.