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Scienziati americani parlano di una nuova pandemia di Covid nel 2025, ma dalla Casa Bianca nessuna conferma

Un rapporto di alcuni scienziati americani mette in guardia sul ritorno di una nuova ondata di Covid entro 2 anni, causata da una nuova variante

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Giulia D'Aleo

GIORNALISTA

Scrive su importanti quotidiani nazionali, si occupa di attualità con una particolare attenzione rivolta a temi sociali, diritti, marginalità.

L’Oms aveva appena dichiarato la fine della pandemia da Covid, adesso si teme l’arrivo di un’altra. Potrebbe scatenarsi nei prossimi 2 anni e sarebbe scatenata una nuova variante: lo prevedono alcuni scienziati americani che lanciano l’allarme alla Casa Bianca su nuove ondate di contagi entro il 2025.

Il rapporto degli scienziati

L’allarme degli scienziati è stato rivolto direttamente alla Casa Bianca con un rapporto, preparato proprio in vista della dichiarazione della fine della pandemia.

Lo ha riportato il Washington Post, che afferma che nella relazione si parla di come la “probabilità di una nuova epidemia entro il 2025 sia del 20-40%“.

La commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides a un’audizione della commissione speciale del Parlamento europeo sulla Pandemia di COVID-19 a marzo 2023

Tra gli scienziati che sostengono questa tesi, c’è Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute.

La Casa Bianca, però, non ha confermato di aver ricevuto il rapporto, ma ha dichiarato che “L’amministrazione ha conversazioni con un vasto gruppo di esperti, su vari temi, sia all’interno che all’esterno del governo”, ha detto un portavoce al Washington Post.

Una nuova variante

A scatenare questa nuova ondata sarebbe, quindi, la “comparsa una nuova variante del virus diversa da Omicron“.

Queste varianti sarebbero già state osservate negli Stati Uniti all’interno delle acque reflue.

A indicarlo nel rapporto è il biologo Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle.

“Non vedo perché un evento simile abbia meno probabilità di verificarsi oggi che nei primi due anni della pandemia – ha aggiunto lo scienziato -. E anche se oggi quest’ultima appare finita, un Covid endemico resta una forte preoccupazione per la salute“.

Il parere della Fondazione Gimbe

Da mesi la Fondazione Gimbe continua a rilevare l’andamento della pandemia di Covid, anche dopo la dichiarazione della fine dello stato di emergenza e di alcune precauzioni, come le mascherine in ospedale. 

Per la Fondazione, però, non è il momento di abbassare la guardia. Sui vaccini, soprattutto, sostiene sia necessario spingere per una ripresa, dato che è al momento “in stallo la copertura del richiamo vaccinale per anziani e fragili“, e che “i tassi rimangano bassi soprattutto al Sud“.

La cosa peggiore che i Paesi possano fare – dice il presidente Cartabellotta – ora è usare la notizia della fine dello stato di emergenza dichiarato dall’Oms per abbassare la guardia, per smantellare il sistema che hanno costruito e per lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi“.

La platea della quarta dose al 5 maggio 2023 è del 31,4%, con nette differenze regionali  che vanno dal 14,1% della Calabria al 45,8% del Piemonte. 

Fonte foto: ANSA

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