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Novità pensioni 2023, gli scenari: in pensione a 64 anni o quota 41 da gennaio, cosa prevede il piano

Sono tante le ipotesi al vaglio per quel che riguarda il piano pensioni 2023: dalla pensione a 64 anni a quota 41, quali sono gli scenari

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Della riforma delle pensioni ancora non c’è nulla di definitivo, ma questo non significa che non se ne stia parlando. Nel Def, il Documento di economia e finanza approvato nei giorni scorsi dal Governo Draghi, sono infatti presenti solo interventi per le pensioni di invalidità. Sul tavolo, però, ci sono ipotesi che potrebbero essere discusse dopo Pasqua. Ecco quali sono le possibili novità legati a tutti gli scenari, compreso quello peggiore: la mancanza di accordi.

Pensioni 2023, lo scenario peggiore: cosa succederebbe in mancanza di accordi

A fine anno scade la Quota 102 che avrebbe dovuto fare da ponte tra la Quota 100 e la riforma del sistema pensionistico.

Quota 102 è una misura prevista dal Governo Draghi, solo per il 2021, per la soglia anagrafica dei 64 anni in un mix con almeno 38 anni di contributi.

Se la riforma delle pensioni prevista per il prossimo anno dovesse slittare, l’opzione principale sarebbe quindi seguire la legge Fornero: andare in pensione a 67 anni di età oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Pensioni 2023, la proposta sul tavolo del Governo: niente legge Fornero

L’idea del Governo sarebbe quella di proporre di andare in pensione prima dei 67 anni previsti dalla legge Fornero solo tramite il ricalcolo dell’assegno pensionistico.

Si potrebbe andare in pensione dai 64 anni in poi con almeno 20 anni di contributi, ma solo a fronte di un taglio dell’assegno che, stando a sindacati ed esperti, potrebbe essere addirittura pari al 30%.

Una possibile opzione che potrebbe far seguito alle trattative di abbassare la quota dell’assegno minimo (1.440 euro) di 2,8 volte. Una norma che andrebbe poi contestualizzata per le varie categorie.

Piano pensioni 2023, cosa chiedono i sindacati e cosa propone l’Inps

Tra le proposte dei sindacati troviamo, per chi ha iniziato a versare prima del 1996, l’estensione della flessibilità dai 62 anni in poi o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.

Il presidente Inps, Pasquale Tridico, invece ha proposto una legge – che sarebbe sostenibile per le casse dello Stato, andando a costare 400 milioni all’anno invece dei 10 miliardi di quota 41 – che prevederebbe di dare a chi va in pensione a 64 anni solo la parte contributiva dell’assegno maturata fino a quel momento, per poi pagare la quota retributiva totale della pensione una volta raggiunti i 67 anni, seguendo quanto stabilito dalla legge Fornero.

Il segretario dell’Ugl, Paolo Capone, invece punterebbe a europeizzare le pensioni seguendo altri Paesi che fanno accedere i cittadini ai contributi pensionistici dai 63 anni.

Fonte foto: IPA

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