Naufragio Costa Concordia dieci anni fa: cosa accadde la sera dell'incidente? Saluto al Giglio e la tragedia
Dieci anni fa il naufragio della Costa Concordia che costò la vita a 32 passeggeri: la più giovane aveva 5 anni
Sono passati dieci anni dal quel 13 gennaio 2012 e dalla tragedia della Costa Concordia, la nave da crociera che urtò gli scogli davanti l’Isola del Giglio causando uno dei naufragi più gravi della storia italiana. Erano le 21:45 di dieci anni fa e in quello schianto sugli scogli delle Scole morirono 32 persone, tra cui anche una bambina di cinque anni.
A dieci anni di distanza da quella tragica sera, che porta ancora con sé strascichi legali e domande ancora senza risposta, oggi più che mai è vivo il ricordo delle vittime del naufragio definito da molti il “Titanic italiano”.
- Costa Concordia, cosa accadde il 13 gennaio 2012
- Costa Concordia, il naufragio e l'abbandono di Schettino
- Costa Concordia, il ricordo dell'ex vicesindaco
Costa Concordia, cosa accadde il 13 gennaio 2012
Sono passate da poco le 21 del 13 gennaio 2012 quando la Costa Concordia lascia la rotta usuale per effettuare un passaggio ravvicinato all’Isola del Giglio. Una consuetudine prevista prima della partenza, l’inchino all’isola col saluto-omaggio, che si è trasformata in tragedia.
Dopo qualche minuto però, il comandante Francesco Schettino si accorge di essere fuori rotta e troppo vicino all’isola per un errore di calcolo che, di lì a poco, avrebbe causato il naufragio. Diversi i comandi dati al timoniere Rusli Bin, che nella foga del momento invece di capire “tutta la barra dritta, poi barra al centro” accosta a dritta. Alle 21:44, pochi secondi prima dell’impatto con gli scogli, l’ultimo ordine: “hard to port” (tutta la barra a sinistra) per cercare di evitare la collisione.
Alle 21:45 la Costa Concordia impatta sul gruppo di scogli Le Scole, riportando una falla di circa 70 metri sul lato sinistro della carena che fa riversare l’acqua a frotte nei compartimenti 4, 5, 6, 7 e 8, mandando fuori uso motori e generatori di gasolio e causando un blackout all’interno della nave.
Costa Concordia, il naufragio e l’abbandono di Schettino
Nei minuti successivi all’impatto con gli scogli si scatena il panico a bordo della Costa Concordia. Il blackout impedisce l’uso degli ascensori e rende ingovernabile la nave, i passeggeri si riuniscono nei punti di raduno attendendo, con paura e preoccupazione, le indicazioni per l’evacuazione.
Riuscita a mettersi in contatto con la nave solo mezz’ora dopo il naufragio, la Capitaneria di porto di Livorno parla con il comandante Francesco Schettino che però sminuisce sin da subito l’incidente non menzionando la falla creatasi nel lato sinistro della nave. A bordo la situazione precipita e alle 22:31 viene dato l’ordine di evacuazione, con i minuti successivi destinati ad entrare nella storia di questa tragedia.
Uno dei primi a lasciare la nave, andando contro le procedure previste, è proprio il comandante Schettino. Stando alla prassi, infatti, il comandante avrebbe dovuto attendere la conclusione dell’evacuazione prima di abbandonare la nave per ultimo.
Le sue parole, tra la chiamata della Capitaneria di porto e i soccorsi successivi, sono state utilizzate nel processo che lo ha portato alla condanna per 16 anni di carcere con le accuse di naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono di nave in pericolo.
Alle 00:42, quasi due ore dopo l’impatto con gli scogli, la Costa Concordia è abbattuta sul lato di dritta e con uno sbandamento vicino ai 90°. La mattina successiva i primi reporter arrivati sul posto offrono l’immagine della tragedia: una nova riversa in acqua, sommersa in parte come fosse adagiata. Ma la storia dice altro: 32 vittime e mesi di lavoro per cerca di disincagliarla e ridare all’Isola del Giglio quella normalità urtata pesantemente dalla tragedia.
L’ultima vittima ritrovata è stata Russel Rebello, un cameriere indiano dato per disperso dopo la tragedia: il corpo fu trovato quasi tre anni dopo il naufragio, il 3 novembre 2014, all’interno di una cabina del ponte 8. La vittima più piccola è invece Dayana Arlotti, 5 anni, che si trovava in vacanza col papà Williams, morto anche lui nella tragedia del Giglio.
Costa Concordia, il ricordo dell’ex vicesindaco
Uno dei primi a prestare soccorso dopo il naufragio fu Mario Pellegrini, all’epoca vicesindaco del Giglio. Ancora oggi, a 10 anni di distanza, Pellegrini ricorda bene quanto accaduto: “Ricordo tutti i naufraghi, soprattutto i bambini“.
In tanti erano infatti a bordo della Concordia: oltre quattro mila persone, tra passeggeri e membri dello staff. Il ricordo di Pellegrini si cristallizza negli occhi dei più piccoli, che piangevano ma non riuscivano a proferire parola a causa del terrore: “Nessuno riusciva a gridare, sentivano la tragedia”.
“Quella sera hanno sbagliato in molti, Schettino in primis” il pensiero di Pellegrini. Il resto è la storia di una tragedia che poteva essere evitata e che oggi, a dieci anni di distanza, porta con sé ferite impossibili da sanare.