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CRONACA ESTERA

Mistero del diesel finito a Gaza, Israele accusa Hamas con le immagini satellitari: ci sarebbero riserve piene

Il diesel finito a Gaza è uno dei misteri della guerra tra Hamas e Israele: l'accusa dell'esercito israeliano attraverso le immagini satellitari

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Al centro delle trattative per il rilascio di altri ostaggi tra Israele e Hamas, mediate dall’Egitto e dal Qatar, c’è ora la questione del carburante: il diesel finito a Gaza è, però, un mistero. Ma cosa sta succedendo?

La richiesta respinta da Israele

La richiesta di più carburante formulata dagli jihadisti è stata rifiutata da Israele, che, anche prima dello scoppio della guerra e in tempi di relativa calma, ha inserito il gasolio nella lista dei materiali cosiddetti a “doppio uso”, cioè anche per uso militare.

Il gasolio, infatti, può servire anche per riempire i serbatoi dei razzi lanciati contro le città israeliane. Non solo: anche la rete di tunnel e bunker sotterranei scavati nel corso degli anni dai fondamentalisti necessità di diesel per alimentare i generatori. Per questo lo Shin Bet, i servizi segreti interni, ritengono di poter spingere i capi dell’organizzazione a dover emergere dalle gallerie.

Una stazione di carburante a Rafah.

La situazione carburanti a Gaza

Durante i periodi di tregua il Cogat, il Coordinamento delle attività governative nei territori, consente l’ingresso di carburante dai valichi con regole ben precise: le cisterne non possono effettuare soste fino alla centrale elettrica o ai punti di distribuzione dove dovrebbero essere presenti gli ispettori dell’Onu.

La centrale è stata bombardata due volte nei precedenti conflitti e funziona solo parzialmente e, in ogni caso, non riuscirebbe a coprire il fabbisogno totale per gli oltre due milioni di abitanti che si trovano nella Striscia di Gaza.

Prima dei massacri del 7 ottobre e dell’assedio imposto da Yoav Gallant, il ministro della Difesa, due terzi dei megawatt erano forniti da Israele.

I fondamentalisti esigono dagli abitanti di Gaza il pagamento di una bolletta fissa e, ogni volta che la crisi energetica è divenuta più grave, il Qatar è intervenuto sborsando milioni di dollari con il beneplacito del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

A questo proposito, come riportato dal ‘Corriere della Sera’, un oppositore al regime jihadista ha affermato: “Con tutti questi soldi avrebbero potuto aggiustare la centrale elettrica”.

L’accusa di Israele ad Hamas

I portavoce dell’esercito israeliano hanno mostrato le immagini satellitari di alcuni depositi di carburante vicino a Rafah, verso il confine con l’Egitto, sostenendo che conterrebbero mezzo milione di litri, che sarebbe la riserva accumulata da Hamas per sostenersi durante le battaglie con Israele.

Fonte foto: GettyImages

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