Milano, noto cold case risolto dopo15 anni: così c'è stata la svolta
Milano, stuprò una donna a Milano: condannato dopo 15 anni. Così è stato acciuffato l'autore del crimine
Risolto un cold case risalente a 15 anni fa. L’algerino Ibrahim Jalel, oggi 49enne, è stato condannato a tredici anni e quattro mesi in abbreviato per l’aggressione e la violenza sessuale del 20 gennaio 2006. Aggressione perpetrata su una donna.
A imprimere una svolta alla vicenda l’esame del Dna, che è stato rintracciato sul corpo della donna e sulle sigarette fumate dopo lo stupro da Jalel. Così è stato inchiodato definitivamente il magrebino, che è stato arrestato un anno fa.
La dinamica dello stupro – L’algerino aveva attaccato la quarantenne, ferma alla fermata dell’autobus, intorno alle sei di mattina, mentre la donna stava andando in ospedale dove lavorava come inserviente. La trascinò a forza nell’area abbandonata dell’ex stazione di Porta Vittoria, tra via Cena e viale Umbria, per poi violentarla sotto la minaccia di una pietra. La obbligò a spogliarsi per stuprarla. Jalel poi le rubò il cellulare, una collana d’oro e i contanti nel portafoglio. Prima di andarsene fumò una sigaretta.
Milano: le indagini e la risoluzione del cold case
La procura, con l’aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo, aveva chiesto per l’imputato quindici anni e quattro mesi. Il Dna, che fu preso subito dopo l’aggressione, non era stato utile fino allo scorso gennaio in quanto non si riuscì a farlo combaciare con il nome dell’autore del crimine.
Poco dopo il reato, come ricostruisce La Repubblica, ci fu un arresto, ma fu un falso allarme: l’uomo che finì in manette era colui al quale Jalel aveva venduto il cellulare trafugato alla sua vittima. L’inchiesta si arenò.
La svolta giunse con la comparazione del Dna nel novembre 2020. Grazie al trattato di Prüm, che nel 2005 ha introdotto in ogni Paese europeo la Banca dati nazionale del Dna, operativa in Italia solo dal 2009, il “match” tra il Dna rinvenuto sul luogo del crimine e quello prelevato con tampone salivare a Jalel, poi uscito da San Vittore, ha dato la prova ritenuta schiacciante.
La caccia a Jalel è stata anche complicata in quanto l’uomo non aveva fissa dimora, essendo irregolare in Italia e con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona.