Meloni e le polemiche sul treno Frecciarossa Roma-Pompei: giornalisti bloccati su un vagone, riprese vietate
All’inaugurazione della nuova tratta per Pompei, alla stazione Termini, i giornalisti sono stati allontanati: vietate anche le riprese video alla Rai
È stato inaugurato ieri, domenica 16 luglio, il nuovo servizio ferroviario nato dalla collaborazione tra il ministero della Cultura e Ferrovie dello Stato italiane, che permetterà ai turisti di visitare Pompei con molta più facilità. Ma all’inaugurazione, i giornalisti sono stati allontanati e chiusi in un vagone, dove sono rimasti per un’ora circa, con i carabinieri che hanno impedito le riprese anche agli operatori Rai.
Il viaggio inaugurale
Roma Termini, binario 1, domenica 16 luglio. Il Frecciarossa 1000 è pronto per il suo viaggio inaugurale, un tragitto diretto che in neanche due ore porta fino a Pompei. Un servizio nato dalla collaborazione tra il ministero della Cultura e Ferrovie dello Stato italiane, che permetterà ai turisti di visitare il sito archeologico e far rientro a Roma in giornata ogni terza domenica del mese.
Al viaggio inaugurale hanno presenziato la premier Giorgia Meloni, il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano, il sottosegretario Gianmarco Mazzi, l’ad di Trenitalia Luigi Corradi e quello di Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris. Assente invece la ministra del Turismo, Daniela Santanchè.
Un’inaugurazione che ha creato polemiche non solo per una presentazione fatta in barba al pessimo stato della rete ferroviaria italiana, ma anche per il trattamento riservato ai giornalisti, ai quali è stato sostanzialmente vietato di svolgere il proprio lavoro.
Giornalisti chiusi in un vagone
Poco prima della partenza del primo Frecciarossa 1000 con direzione Pompei, sul quale era presente anche Giorgia Meloni, l’arrivo in stazione è stato interdetto ai giornalisti, i quali sono stati chiusi per un’ora in un vagone del Frecciarossa, impossibilitati a interagire con la premier e con il suo staff.
Sono state addirittura vietate le riprese alla Rai, con la troupe che ha duramente protestate contro due carabinieri e un addetto di Trenitalia, che hanno impedito loro l’utilizzo delle videocamere. Ma le porte sono state subito chiuse, con uno dei militari presenti che ha chiaro con una frase la situazione: “È un ordine”.
Come dimostrato in molti altri casi, la scelta di questo governo pare sia quella di limitare la presenza della stampa agli eventi pubblici, preferendo produrre da sé la narrazione dell’evento grazie alle riprese e immagini ufficiali effettuate dagli operatori di Palazzo Chigi. Una scena che si è poi ripetuta anche all’arrivo a Pompei.
L’arrivo a Pompei
Il treno è comunque partito in perfetto orario, arrivando a Pompei all’orario prestabilito. Anche in questo caso però i giornalisti, di testate nazionali ed estere, sono stati tenuti a debita distanza, lasciati ad aspettare sotto il torrido sole di luglio.
E dopo l’attesa, le proteste e i tentativi di contenimento da parte di dirigenti e agenti della Questura, è finalmente giunta davanti ai cronisti la premier. Per pochi minuti, prima di ripartire in aereo alla volta di Roma.
Un atteggiamento che ha scatenato la protesta delle opposizioni, con Osvaldo Napoli, di Azione, che ha dichiarato: “Certi metodi ricordano, senza girarci intorno con le parole, l’epoca buia del fascismo”. Sulla stessa linea il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, che ha espresso “solidarietà ai giornalisti e alle troupe al seguito per come sono stati trattati. Evidentemente non sono in linea con il nuovo italico Istituto Luce di Sangiuliano&Meloni”.