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Medici non lo curano per paura del Covid: uno studente è morto a soli 26 anni

Un giovane studente di giurisprudenza di 26 anni è morto durante la pandemia perché tutti i medici si sono rifiutati di visitarlo per paura del Covid

Pubblicato:

Mirko Ledda

EDITOR E FACT CHECKER

Scrive sul web da 15 anni, muovendo i primi passi come ghost writer e facendo attività di debunking delle notizie false. Si occupa principalmente di pop economy, con particolare attenzione ai temi legati alla tecnologia e al mondo digitale, all'industria alimentare e alla sanità.

Sembrerebbe un terribile caso di malasanità quello che arriva da oltremanica, dove un giovane studente ha perso la vita a causa di un’infezione all’orecchio perché il suo medico si è rifiutato di visitarlo per paura del Covid.

Chi è David Nash, lo studente morto in Uk senza essere visitato

David Nash, 26 anni, è stato visitato per via telematica per ben quattro volte da diversi medici durante le restrizioni alla circolazione istituite nel Regno Unito per via della pandemia.

La prima il 14 ottobre 2020, dopo aver sentito delle protuberanze nel collo e aver inviato la foto al suo medico di base.

La dottoressa curante, dopo aver visto delle foto inviate dal paziente, lo ha rassicurato sul fatto che non si trattasse di un tumore. Per prenotargli poi gli esami del sangue a distanza di tre settimane.

In quelle tre settimane David ha consultato anche un altro medico e due infermieri, ma anche in questi casi solo in videochiamata.

Il 23 ottobre avrebbe riferito dolore all’orecchio, ottenendo la prescrizione di gocce antibiotiche.

Il 28 ottobre il giovane avrebbe poi riferito ad altri sanitari di aver trovato tracce di sangue durante la minzione e di avere la febbre alta. In quel caso il medico gli avrebbe prescritto un trattamento per infezioni del tratto urinario.

Il 2 novembre, durante l’ultima chiamata, il 26enne avrebbe riferito di avere dolore al collo, così forte da essere debilitante, sinusite, febbre da 10 giorni e difficoltà a esprimersi. Ricevendo una ricetta per influenza e un antidolorifico.

Il giovane è morto dopo 20 giorni di visite via telefono

Ben 19 giorni dopo la prima chiamata, e in condizioni ormai tragiche e con un probabile ascesso cerebrale, David Nash avrebbe dovuto sottoporsi agli esami di sangue prescritti dal primo medico.

Temendo che avesse il coronavirus, nonostante un test negativo, l’infermiera addetta alle prenotazioni avrebbe chiesto al giovane un secondo tampone e cancellato la richiesta per le analisi.

Lo stesso giorno, dopo cinque chiamate al corrispettivo del 118, il 26enne è stato portato in ambulanza al più vicino ospedale, dove è morto due giorni dopo.

Aperta un’indagine da parte del sistema sanitario

Il sistema sanitario britannico, l’NHS, ha aperto un’indagine su quanto è avvenuto. E da fonti vicine all’ente è stato dichiarato alla BBC che il paziente avrebbe dovuto essere visitato dal vivo il prima possibile.

La ricostruzione dei cronisti si basa sulle testimonianza di familiari e amici, ed è possibile che i sanitari abbiano cercato di fare di più. Tuttavia sono stati resi pubblici alcuni frammenti delle chiamate fatte dal ragazzo.

Sulla stampa del Regno Unito si inizia a parlare addirittura di omissione di soccorso da parte di medici e infermieri, venuti meno al proprio dovere.

L’NHS ha sottolineato che anche durante le ondate peggiori di coronavirus a tutti i sanitari è stato raccomandato di visitare i pazienti dal vivo oltre che offrire supporto da remoto con la telemedicina.

Che purtroppo, come in questo caso, potrebbe essere stata fatale a un 26enne, nonostante le sue richieste di vedere un medico in carne e ossa.

Fonte foto: ANSA

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