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Varianti Covid e terza ondata in Italia, il punto di Galli

Massimo Galli, primario del Sacco di Milano, ha risposto alle polemiche che lo hanno coinvolto e ha dettato le regole per ripartire in sicurezza

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Negli ultimi giorni Massimo Galli, responsabile di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, è finito al centro di diverse polemiche: dalla frase sulle varianti del Covid-19 che avrebbero invaso il reparto e che poi è stata smentita dallo stesso ospedale, fino all’accusa di “presenzialismo” in televisione. Così, il professore ha deciso di chiarire la sua posizione in un intervento a Cartabianca su Rai3 e ha fatto il punto sulle regole che bisognerebbe adottare per ripartire.

Galli, la risposta alle polemiche che lo hanno coinvolto

In merito all’ipotesi di chiudersi in una sorta di lockdown personale contro chi lo accusa di fare troppe ospitate in tv, Galli ha chiarito: “Farò il mio dovere almeno fino al 31 ottobre, quando andrò felicemente in pensione”.

Sulla previsione di Galli che le varianti Covid avrebbero presto preso il sopravvento e invaso i reparti di ospedale, l’infettivologo ha dichiarato alla giornalista Bianca Berlinguer: “I soliti giornali mi hanno massacrato nell’ultima settimana, avevo previsto che l’esplosione delle varianti del Covid ovunque con focolai molto seri in alcune aree”.

Ricordando alcuni momenti del suo passato, Galli ha poi detto: “Ho vissuto l’Aids nel suo momento peggiore, ho visto molte persone morire. Ma nel mio mestiere non ho mai vissuto una situazione come questa, con persone che muoiono con la fame d’aria. Quando mi danno del menagramo, penso ‘beh vorrei aveste visto quello che abbiamo visto…’ A marzo eravamo eroi, a dicembre eravamo fastidiosi… Ci rendiamo conto di quello che sta accadendo di nuovo? Finché non abbiamo la capacità morale di affrontare certi problemi, senza lasciare che bercino giornali e politici marciando sul negazionismo, andremo dove volete voi…”.

Variante inglese diventerà prevalente: il parere di Galli

Sulla variante inglese, Galli ha spiegato: “È diventata prevalente in Gran Bretagna e in altre aree, è destinata a diventare prevalente” anche in Italia “visto che rispetto alla variante attuale ha una contagiosità superiore di circa il 40%. È una realtà in grado di diffondersi di più anche tra i bambini, non uccide di più nemmeno gli adulti ma rischia di far ammalare più gente perché si diffonde di più. Vorrei parlare d’altro, ma è così”.

Terza ondata non solo in Lombardia: il punto di Galli

All’Adnkronos Salute, Galli ha poi sottolineato: “L’incremento dei casi a Brescia e il fatto che siano sostenuti da una diversa variante del virus Sars Cov-2 tecnicamente merita la definizione di terza ondata. Non si tratta di ‘terrorizzare’ le persone: non possiamo fare a meno di dire che le cose stanno andando diversamente rispetto a ciò che si sperava”.

Anche il consulente del piano vaccinale Guido Bertolaso ha parlato di terza ondata, in riferimento agli incrementi di casi in alcune zone della Lombardia. Ma per Galli non è una problematica circoscritta alla sola regione: “La comparsa delle varianti significa problemi, che stiamo già pesantemente apprezzando in tutta Italia. Non si tratta di una questione solo lombarda”.

Cosa fare per ripartire: Galli detta le regole

Il professor Galli, in merito alle restrizioni, pensa che “quello che sta succedendo in Lombardia, con la chiusura di alcuni comuni, sia la cosa meno dolorosa. Io sarei per chiudere le aree dove è maggiormente necessario, testare l’intera popolazione per cercare il virus ovunque, vaccinare quella popolazione e quelle circostanti. Nelle aree in cui le cose vanno peggio, bisognerebbe usare anche il vaccino. Diventa cruciale avere il vaccino e poterlo usare”.

Una possibile soluzione per evitare che la situazione peggiori potrebbe essere la somministrazione della prima dose di vaccino ad una fascia più ampia della popolazione: “Sono arrivati i dati di Israele, che ha avuto risultati clamorosi già solo la prima dose. Con i dati che arrivano dal campo, in una nazione di 8-9 milioni di persone, dovrò rivedere le mie posizioni rispetto alla correttezza e alla purezza scientifica dell’applicazione dei protocolli usciti dagli studi, si deve andare in questa direzione per forza e puntare al risultato”.

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