Variante Covid, Galli si impone: "Avevo maledettamente ragione"
Massimo Galli è intervenuto sulla questione della variante inglese di Covid e la sua effettiva diffusione, dopo le ultime polemiche
Massimo Galli, responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, torna sul tema della variante inglese di coronavirus e la sua diffusione. Dopo le tensioni dei giorni scorsi scaturite da alcune sue affermazioni, che descrivevano i “reparti pieni di varianti”, e la smentita dell’ospedale Sacco, il medico è intervenuto per ribadire la sua posizione.
Galli sulla variante Covid inglese: “Avevo maledettamente ragione”
Ai microfoni di Mattino 5, Galli ha dichiarato: “Non sono stati necessari 15 giorni, ne sono bastati 2 o 3 per dire che avevo maledettamente ragione. Se devo attenermi ai dati del laboratorio di ricerca che dirigo, negli ultimi giorni i casi sono molto spesso legati a varianti Covid”.
Per spegnere le polemiche, Galli aveva detto di attendere 15 giorni per verificare gli effetti delle varianti sui contagi in Italia, ma per lui ce ne sono voluti molti meno. “Credo e temo che (l’ondata di variante inglese, ndr) sia in atto, in base alle informazioni che ho. Ma bisogna forse chiedere a chi deve detenere questi dati per definizione”, ha chiosato Galli.
Variante inglese, a Brescia è il 60% dei casi
“Le informazioni di prima mano arrivano in regione dagli ospedali e dalla periferia organizzativa – ha sottolineato il medico – dalla regione vengono trasmessi a Roma. Se devo attenermi ai dati del laboratorio di ricerca che dirigo, negli ultimi giorni i casi sono molto spesso varianti. Anche se a Milano non ci sono ancora segnali pesantissimi, in altre aree della regione i problemi sono seri“.
È il caso, ad esempio, della provincia di Brescia dove si sta osservando un’impennata di casi che potrebbero comportare l’istituzione di una zona rossa. Al Corriere della Sera, il direttore di Ats Brescia Claudio Sileo ha confermato che i casi di variante inglese rappresentano “più del 60% di tutti i casi positivi”. Percentuali preoccupanti che indicano come questa variante sia davvero diffusa anche in Italia.